Tirate fuori il fucile a tromboncino e la mannaia dentata, cacciatori, perché la luna di sangue sembra sorgere di nuovo all’orizzonte. No, non state sognando (o forse sì, con Bloodborne non si sa mai) e non siete preda di un attacco di Frenesia.
Da anni, la comunità di videogiocatori più devota e, ammettiamolo, più sofferente del mondo, vaga per le lande desolate di internet sussurrando una sola, agognata preghiera: Bloodborne Remake. Un desiderio così forte da diventare quasi un meme, un’utopia, il Sacro Graal dei rifacimenti videoludici.
Ogni evento Sony, ogni State of Play, ogni sussurro proveniente dal Giappone viene scrutato con la speranza di trovare un indizio, una traccia, un singolo pixel che possa riaccendere la fiamma.
Ebbene, sembra che quella fiamma sia appena divampata, trasformandosi in un incendio di speranza grazie a un annuncio di lavoro più esplosivo di un barile di polvere da sparo a Yharnam.
Lo studio in questione? Nientemeno che Bluepoint Games, i maestri indiscussi del remake, gli stessi che ci hanno regalato il miracolo grafico di Demon’s Souls su PlayStation 5. Allacciate le cinture, perché la caccia potrebbe essere di nuovo aperta.

L’offerta di lavoro che indicherebbe Bloodborne Remake
Tutto è iniziato, come spesso accade nel mondo del giornalismo videoludico investigativo, da un semplice annuncio di lavoro. Ma non uno qualsiasi. Bluepoint Games, lo studio texano ormai parte integrante dei PlayStation Studios, ha pubblicato un’offerta per la posizione di Senior Combat Designer. Fin qui, nulla di strano. È leggendo tra le righe dei requisiti che il cuore dei cacciatori di Yharnam ha iniziato a battere all’impazzata.
L’annuncio specifica che il candidato ideale dovrà avere una “profonda comprensione di sistemi e meccaniche per un’esperienza action melee in terza persona“. Il suo ruolo sarà quello di collaborare con vari reparti (animazione, artisti dei personaggi, level design) per “progettare personaggi di tipo nemico e boss e perfezionare sistemi e meccaniche di combattimento coinvolgenti”. A questo si aggiunge un secondo annuncio, per un Senior Level Designer, che menziona tra gli elementi chiave del gameplay la creazione di “combattimenti, interazioni e puzzle”.
Ora, fermiamoci un attimo. Gioco d’azione in terza persona con un focus maniacale sul combattimento corpo a corpo, boss fight memorabili e un level design intricato.
Vi ricorda qualcosa? Certo, la descrizione è volutamente generica e potrebbe adattarsi a decine di titoli, ma quando a parlare è lo studio che ha riportato in vita Demon’s Souls, è impossibile non pensare al suo discendente spirituale più amato e, al tempo stesso, più tecnicamente incatenato al passato: Bloodborne.
Per i fan, questo non è un semplice annuncio di lavoro; è un messaggio cifrato, un invito a tornare a sognare. È come trovare una nota che dice “Cercate il Sangue Pallido” in una bacheca di LinkedIn. La speranza, che sembrava ormai sopita tra le lapidi del Sogno del Cacciatore, è tornata a farsi sentire, più forte e insistente che mai.

Bluepoint Games: Perché Sono Loro i Prescelti
Per capire perché un semplice annuncio di Bluepoint abbia scatenato un tale putiferio, è necessario fare un passo indietro e analizzare il pedigree di questo studio. Non stiamo parlando di un team qualunque, ma dei veri e propri “chirurghi plastici” del videogioco, capaci di prendere capolavori del passato e donare loro una nuova, smagliante giovinezza, rispettandone l’anima.
L’Arte della Preservazione e del Miglioramento
Il biglietto da visita di Bluepoint è costellato di successi. Hanno iniziato con le collection in alta definizione di titoli come God of War e Metal Gear Solid, dimostrando una grande abilità tecnica.
Ma è con il remake di Shadow of the Colossus per PS4 che hanno alzato l’asticella, ricostruendo da zero il capolavoro di Fumito Ueda con una fedeltà commovente e una pulizia grafica sbalorditiva. Hanno dimostrato di non essere semplici “porting house”, ma veri e propri artigiani digitali che comprendono l’essenza di un gioco.
Il Capolavoro Definitivo: Demon’s Souls Remake
Il vero capolavoro, però, è arrivato con il lancio di PlayStation 5. Il remake di Demon’s Souls non è stato solo un gioco, è stato LA vetrina tecnologica della nuova console Sony. Un’opera di restauro talmente imponente e visivamente mozzafiato da lasciare a bocca aperta ancora oggi, a distanza di anni.
Bluepoint non si è limitata a migliorare la grafica; ha ricostruito ogni asset, ogni animazione, ogni effetto sonoro, mantenendo però intatto il gameplay spietato e il level design geniale dell’originale FromSoftware. Hanno dimostrato di saper maneggiare con estremo rispetto e competenza il sacro materiale di un “Souls”, un compito che avrebbe fatto tremare i polsi a chiunque.
Per questo motivo, l’idea che possano essere proprio loro a occuparsi di Bloodborne non è solo una speranza, ma per molti è l’unica opzione accettabile. Chi, se non loro, potrebbe avere la delicatezza e la potenza necessarie per risvegliare la bestia di Yharnam senza snaturarla?
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Nonostante l’entusiasmo collettivo per Bloodborne, è giusto mantenere i piedi per terra e analizzare tutte le possibilità. L’annuncio di lavoro, nella sua genericità, lascia aperta la porta a un’altra ipotesi molto concreta, legata a un’altra icona del mondo PlayStation: Kratos.

L’Ipotesi più Romantica: il Ritorno a Yharnam
Questa è la teoria che fa sognare milioni di giocatori. Bloodborne, uscito nel 2015, è un capolavoro assoluto, considerato da molti il punto più alto della produzione di FromSoftware. La sua atmosfera gotico-lovecraftiana, il suo combat system veloce e aggressivo e il suo world design interconnesso hanno creato un’esperienza unica e indimenticabile.
Tuttavia, il gioco è tecnicamente figlio della sua epoca. È bloccato su PlayStation 4 a 30 fotogrammi al secondo, con cali di frame rate evidenti nelle situazioni più concitate. I tempi di caricamento, soprattutto al lancio, erano estenuanti, e l’assenza di un porting per PC o di un upgrade per PS5 ha lasciato un vuoto incolmabile nel cuore dei fan. Un remake da parte di Bluepoint risolverebbe tutti questi problemi in un colpo solo, offrendo finalmente l’esperienza a 60 FPS che il gioco merita, accompagnata da una veste grafica all’altezza delle console di nuova generazione.
L’idea di esplorare una Yharnam ricostruita con la stessa cura del Boletaria di Demon’s Souls è abbastanza per far venire i brividi a qualsiasi cacciatore.
L’Alternativa Pragmatica: Kratos e le Sue Prime Furie
C’è però un’altra possibilità, meno romantica ma forse più pragmatica dal punto di vista aziendale. Bluepoint, prima della recente ristrutturazione di Sony e della cancellazione di diversi progetti, stava lavorando a un gioco live-service ambientato nell’universo di God of War. Questo progetto è stato ufficialmente cancellato, ma è plausibile che lo studio abbia già sviluppato numerosi asset, modelli e meccaniche. Quale modo migliore per non buttare via tutto quel lavoro se non riconvertirlo in un remake della trilogia classica di God of War? I primi tre capitoli, usciti su PS2 e PS3, si sposerebbero perfettamente con la descrizione dell’annuncio di lavoro. Un remake completo, magari che raccolga i tre giochi in un’unica esperienza, sarebbe un’operazione commercialmente molto intelligente. Bluepoint ha già l’esperienza necessaria, avendo lavorato alle collection in passato, e potrebbe sfruttare il lavoro già fatto per il progetto cancellato. È un’ipotesi solida, che spezzerebbe il cuore ai fan di Bloodborne ma che avrebbe perfettamente senso in un’ottica di ottimizzazione delle risorse.
La Strategia PS6: Ripetere il Miracolo di Demon’s Souls
Indipendentemente da quale sarà il progetto finale, una teoria si fa sempre più strada e lega indissolubilmente il destino di Bluepoint a quello della prossima console Sony. Stiamo parlando della possibilità che questo misterioso remake sia destinato a essere un titolo di lancio per PlayStation 6.
Un Déjà Vu Chiamato PlayStation 5
Per capire questa strategia, basta guardare al recente passato. Nel 2020, la line-up di lancio di PS5 era solida, ma il gioco che ha veramente urlato “next-gen” è stato il remake di Demon’s Souls. Mentre altri titoli erano cross-gen, il lavoro di Bluepoint era un’esclusiva costruita da zero per il nuovo hardware, una dimostrazione di potenza che ha convinto molti “early adopter” a fare il grande passo. Sony ha usato un gioco di culto, appartenente a una generazione precedente (PS3), per mostrare i muscoli della sua nuova macchina. Ha funzionato alla perfezione, creando un precedente importante. Il messaggio era chiaro: per vivere questa esperienza, devi comprare la nostra nuova console.
Bloodborne come Killer Application per PlayStation 6
Ora, applichiamo la stessa logica al futuro. La PlayStation 6, che secondo alcune indiscrezioni potrebbe arrivare tra il 2027 e il 2028, avrà bisogno di una sua “killer application”. Un gioco che, da solo, possa giustificare l’acquisto della console al day one. Quale titolo migliore di un Bloodborne Remake? Sarebbe la replica esatta della strategia usata per PS5: prendere un capolavoro della generazione precedente (PS4, in questo caso), affidarlo ai maghi di Bluepoint e trasformarlo in un’esperienza visiva e tecnica di nuova generazione. La fanbase di FromSoftware è cresciuta a dismisura grazie al successo planetario di Elden Ring. Milioni di nuovi giocatori, che magari non hanno mai provato Bloodborne a causa dei suoi limiti tecnici o della sua esclusività, si troverebbero di fronte a un’occasione imperdibile. Per Sony, sarebbe una mossa da maestri di scacchi: capitalizzare su un’IP amata, spingere le vendite della nuova console e regalare ai fan esattamente ciò che chiedono da un decennio.
Analizziamo le Obiezioni: Tra Vendite e Volontà “Divina”
Naturalmente, di fronte a tanto entusiasmo, è giusto analizzare anche le obiezioni e gli ostacoli che si frappongono tra noi e il remake dei nostri sogni. Due, in particolare, sono gli argomenti che vengono spesso tirati in ballo dai più scettici.
Il Falso Mito delle Vendite: Un’Analisi Necessaria
“Ma Bloodborne non ha venduto abbastanza!”. Questa è una delle frasi più comuni. Con circa 7.5 milioni di copie vendute, Bloodborne è un successo, ma non raggiunge le cifre stratosferiche di altri blockbuster Sony. Tuttavia, come abbiamo già accennato, questo argomento crolla se paragonato al caso Demon’s Souls.
Il titolo originale per PS3 aveva venduto solo 1.7 milioni di copie in tutto il mondo. Nonostante ciò, Sony ha investito decine di milioni di dollari nel suo remake. Perché? Perché Sony non guardava ai numeri del 2009, ma al potenziale del 2020. Sapevano che la fanbase dei “Souls-like” era esplosa.
Oggi, dopo Elden Ring e i suoi oltre 25 milioni di copie vendute, quella stessa fanbase è ancora più grande, più affamata e più disposta a spendere. Le vendite passate di Bloodborne sono irrilevanti; ciò che conta è il potenziale di vendita di un remake oggi, in un mercato completamente diverso e molto più ricettivo.

Il “Veto” di Miyazaki: Verità o Esagerazione?
L’altro grande ostacolo sarebbe la presunta volontà di Hidetaka Miyazaki. Shuhei Yoshida, ex pezzo grosso di PlayStation, ha rivelato in un’intervista che Miyazaki è molto “protettivo” nei confronti di Bloodborne, quasi al punto da non volere che altri studi ci mettano mano. Questa dichiarazione ha gettato un’ombra di sconforto sui fan.
Tuttavia, bisogna considerare due cose. Primo, lo stesso Miyazaki, in altre occasioni, si è detto felice della passione che ancora circonda il gioco e ha riconosciuto che “avere a disposizione nuovo hardware è chiaramente un elemento che dà valore ai remake”. Secondo, e più importante, i diritti di Bloodborne appartengono a Sony.
FromSoftware ne è lo sviluppatore, ma è Sony a decidere il destino dell’IP. È difficile immaginare che Sony, un’azienda con l’obiettivo di massimizzare i profitti, rinunci a un’operazione potenzialmente miliardaria per rispettare un desiderio non ufficiale del suo creatore, per quanto geniale egli sia. È più probabile che si tratti di un delicato equilibrio diplomatico, ma alla fine, come sempre, a comandare sarà il dio denaro.
Indizi Tecnici e Legali: Perché un Remake è l’Unica Via
Oltre alle speculazioni e alle strategie di mercato, ci sono due elementi molto concreti che spingono verso la necessità di un remake completo, piuttosto che una semplice remastered o una patch.
Lo “Spaghetti Code” che Imprigiona la Bestia
Da anni circola una voce insistente tra sviluppatori e insider: il codice sorgente di Bloodborne sarebbe un vero e proprio incubo, un groviglio di codice così intricato (il cosiddetto “spaghetti code”) da rendere quasi impossibile qualsiasi modifica sostanziale senza rompere qualcos’altro.
Questo spiegherebbe perché, a differenza di molti altri titoli PS4, Bloodborne non abbia mai ricevuto un aggiornamento per PS5. Non si tratterebbe di cattiva volontà, ma di un’impossibilità tecnica. Se modificare il gioco esistente è così problematico, l’unica soluzione per portarlo su nuovo hardware e sbloccare i 60 FPS è ricostruirlo da zero.
E chi meglio di Bluepoint Games, che ha già affrontato e vinto questa sfida con Demon’s Souls, potrebbe farsene carico?
Le Mosse di Sony: i DMCA che Parlano più di Mille Parole
Un altro indizio, forse il più eloquente, viene direttamente dalle azioni legali di Sony. Negli ultimi anni, diversi progetti amatoriali nati dalla passione dei fan sono stati bloccati. Il più famoso è senza dubbio la patch non ufficiale a 60 FPS, creata dal modder Lance McDonald, che ha dimostrato che il gioco potrebbe girare fluidamente.
Sony ha contattato McDonald chiedendogli di non rilasciare la patch al pubblico. Più di recente, anche il progetto Bloodborne PSX Demake, che ricreava il gioco con una grafica da PlayStation 1, ha ricevuto un avviso di rimozione (DMCA). Perché un’azienda dovrebbe bloccare con tanta fermezza dei progetti gratuiti che mantengono vivo l’interesse per un suo vecchio gioco? La risposta più logica è una sola: perché ha in cantiere un progetto ufficiale concorrente.
Queste azioni legali sono spesso il segnale più chiaro che qualcosa bolle in pentola e che l’azienda vuole “ripulire il campo” prima di un grande annuncio.
Teorie che lasciano più domande che certezze
Alla fine della fiera, tra annunci di lavoro, strategie di marketing e problemi di codice, tutti gli indizi sembrano convergere verso un’unica, gloriosa conclusione: il remake di Bloodborne non è più una questione di “se”, ma di “quando”.
La teoria che lo vede come titolo di lancio per PlayStation 6 è affascinante e terribilmente logica, una mossa che consoliderebbe il dominio di Sony anche nella prossima generazione.
Certo, potrebbe trattarsi di God of War, e sarebbe comunque una notizia fantastica per i fan di Kratos. Ma il richiamo di Yharnam, l’odore del sangue e della bestia, è troppo forte per essere ignorato. La notte è stata lunga, cacciatori, ma forse l’alba è finalmente vicina.
Ma ora la parola passa a voi, membri della nostra caccia. Cosa ne pensate di questi indizi? Credete che Bluepoint stia davvero forgiando di nuovo la nostra amata mannaia dentata, o pensate che le nostre speranze verranno ancora una volta deluse?
E se fosse un remake, lo vorreste su PS5 o siete disposti ad aspettare la PS6 per un’esperienza veramente next-gen? Fatecelo sapere nei commenti qui sotto e non dimenticate di iscrivervi al nostro canale YouTube Top Games Italia per non perdervi nessun aggiornamento su questa e altre storie dal mondo dei videogiochi! Che la buona caccia vi benedica.











