domenica, Dicembre 28, 2025

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James Arvat
James Arvat
Sono uno studia-storie, amo la semiotica e lo storytelling, sono un videomaker professionista ma mi diletto anche nel cazzeggio e quello mi viene molto bene.

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La Città Incantata: La cultura nipponica attraverso il Torii

Hai mai rivisto “La città incantata” e avuto la sensazione che, sotto quella cascata di draghi, streghe e fantasmi, si nascondesse qualcosa di gigantesco, qualcosa di profondamente radicato in un’altra cultura? Bene, amico lettore, non è solo una tua impressione. Quello che Hayao Miyazaki ci ha regalato non è semplicemente un capolavoro dell’animazione; è un vero e proprio trattato filosofico e spirituale sulla cultura giapponese, mascherato da avventura per bambini.

Dimentica per un attimo la grafica mozzafiato e la colonna sonora che ti strazia il cuore. Quello che stiamo per fare è tirare su il sipario e addentrarci nei meandri più nascosti di Sen to Chihiro no Kamikakushi (il titolo originale, e non è un caso che sia così!), trasformando la tua visione da “bello” a “illuminante”.

Ti guideremo attraverso l’inizio del film, il segmento che contiene tutte le chiavi di lettura, sviscerando ogni singolo simbolo: dalla direzione in cui cammina Chihiro al significato esoterico di un fiume prosciugato. Preparati a scoprire che ogni singola ranocchia, ogni tunnel e ogni boccone di cibo hanno un significato che va oltre la semplice trama.

Sei pronto a diventare l’esperto definitivo di Miyazaki al tavolo con i tuoi amici? Allora allaccia le cinture, si parte per il mondo degli spiriti. Spoiler: porta con te un po’ di saggezza, e molta attenzione, perché la verità è celata nei dettagli.

Il Viaggio dell’Eroina all’inizio de “La Città Incantata”: Una Mappa Culturale del Giappone

La città incantata non inizia con un’esplosione, ma con la monotonia di un trasloco, un momento che a noi occidentali appare come un fastidio logistico. Per Miyazaki, e per la cultura giapponese, è invece il primo, cruciale, rituale che innesca l’intera avventura di Chihiro. Questo inizio, apparentemente lento, è un distillato purissimo di simbologia shintoista e critica sociale.

La Direzione: Quando Camminare al Contrario è un Atto Politico

C’è un dettaglio che la maggior parte degli spettatori occidentali ignora, ma che in Giappone è una vera e propria dichiarazione di intenti: la direzione del movimento.

Nelle fiabe, nei film e nelle rappresentazioni visive occidentali, l’eroe che parte all’avventura si muove quasi sempre da sinistra verso destra. Questo senso di marcia è profondamente radicato nel nostro inconscio: simboleggia il progresso, il futuro, l’avanzamento verso una meta. È la direzione naturale con cui leggiamo e scriviamo.

Miyazaki, fin dal primo fotogramma del film, rovescia questa convenzione seguendo la narrazione tipica nipponica: Chihiro e i suoi genitori, allontanandosi dalla loro vecchia vita e dirigendosi verso la nuova casa, si muovono costantemente da destra verso sinistra.

La Rivolta Visuale e la Lingua

Questo non è un capriccio estetico, ma una scelta narrativa potentissima:

  1. Omaggio alla Scrittura: È il senso di marcia della scrittura tradizionale giapponese (verticale, da destra a sinistra). Utilizzare questa direzione è un modo per Miyazaki di radicare la sua opera nella sua identità culturale.
  2. Dichiarazione d’Identità: L’inversione è la sua bandiera, il suo modo di dire: “Questa è una storia giapponese, con logiche e linguaggi visivi autonomi, indipendenti dal modello narrativo di Hollywood”. È un rifiuto sottile, ma fermo, di assimilazione culturale.

L’eroina di Miyazaki non procede verso il “progresso” occidentale, ma si addentra in un mondo che segue una logica antica, un movimento che è un ritorno alle radici.

La Città Incantata -Chihiro è triste mentre il padre contento sta guidando.

Il Trasloco: Non Solo Scatole, Ma Purificazione dell’Anima

Il trasloco, lo spostamento in un nuovo luogo, nel contesto giapponese ha un significato simbolico che travalica la logistica, toccando la sfera spirituale.

Kegare e Harae: Il Lutto del Quotidiano

Nel pensiero shintoista, la vita di tutti i giorni accumula inevitabilmente Kegare (穢れ), ovvero “impurità spirituali”. Queste non sono peccati nel senso cristiano, ma conseguenze naturali del vivere: fallimento, lutto, dolore, malattia, e persino il ciclo mestruale. Il Kegare è ciò che disallinea l’uomo con l’ordine naturale del cosmo.

Liberarsi di questo sporco spirituale richiede un atto di Harae 祓い), la purificazione.

Trasferirsi, in questo contesto, può essere interpretato come un Harae simbolico: si lascia la casa che ha assorbito le impurità della vita precedente per iniziare in uno spazio che è spiritualmente “pulito”. Questo spiega perché:

  • Jichinsai (地鎮祭): Vengono compiuti rituali di purificazione del terreno prima di costruire o abitare una nuova casa.
  • Jikobukken: Si evita, quando possibile, di vivere in luoghi dove sono avvenute morti, poiché la morte è la fonte primaria di Kegare.
  • Ujigami: Si porta rispetto al kami (divinità) protettrice del nuovo luogo.

Il trasloco di Chihiro non è la noia di un pomeriggio di festa, ma un rito di passaggio. È un tentativo, sebbene incosciente da parte dei genitori, di scrollarsi di dosso il peso del loro passato. È un atto che unisce la speranza di una rinascita alla malinconia intrinseca della perdita di una parte di sé.

Il Torii e il Kamikakushi: La Soglia Tra Mondo e Città Incantata

Il momento in cui la famiglia si ferma davanti al tunnel che conduce alla città fantasma è la perfetta rappresentazione della soglia liminale.

Il Torii e il Limite Permeabile

Il tunnel stesso è, in senso narrativo, un Torii (鳥居). Nella pratica shintoista, il Torii non è un semplice arco, ma un confine che separa il mondo profano (quello degli uomini e del Kegare) da quello sacro (Shin’iki, il territorio divino). Attraversarlo è un atto che comporta l’accesso a una realtà più pura, ma che richiede rispetto.

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Nel film, la soglia non è netta: il tunnel è misterioso, inglobato dalla natura, a indicare che il confine tra l’umano e il divino è sempre stato poroso in Giappone.

Kamikakushi: Il Rapimento Divino Della Città Incantata

Il titolo originale, Sen to Chihiro no Kamikakushi (千と千尋の神隠し), è la vera chiave di lettura e contiene il termine Kamikakushi (神隠し), letteralmente “nascosto dagli dei” o “rapimento divino”.

Questo è un concetto profondamente radicato nel folklore nipponico, soprattutto nei periodi Heian ed Edo:

  • Il Significato: Si credeva che le divinità (kami, 神) potessero rapire improvvisamente una persona, portandola nel loro mondo.
  • La Funzione Sociale: Era il modo in cui il Giappone antico spiegava sparizioni inspiegabili, malattie improvvise o comportamenti anomali, in un’epoca in cui il confine tra il naturale e il soprannaturale era percepito come sottile e interconnesso.
  • La Connotazione: Essere “presi” non era necessariamente negativo (si entrava nell’ordine sacro), ma spesso aveva una connotazione inquietante, offrendo una risposta più accettabile del “sono semplicemente scomparsi”.

Chihiro, dunque, non finisce in un mondo magico, ma diventa un caso di Kamikakushi. È stata “presa” dagli dei, sottratta all’ordine umano.

Jōhatsu: L’Evaporazione Volontaria

Miyazaki, tuttavia, stratifica il Kamikakushi con un fenomeno sociale molto più moderno e drammatico: lo Jōhatsu (蒸発), ovvero “evaporato”.

  • Il Fenomeno: Indica le persone che in Giappone, schiacciate dal peso dell’identità, della forma sociale e delle aspettative (una società dove la forma prevale sull’essenza), decidono volontariamente di cancellarsi dalla loro vita, abbandonando famiglia, lavoro e nome.

I genitori di Chihiro, abbuffandosi del cibo degli spiriti e venendo trasformati in maiali, compiono un atto di Jōhatsu spirituale: svaniscono dal mondo umano non fisicamente, ma moralmente. Chihiro, al contrario, attraversa la soglia per ritrovare se stessa. Miyazaki ci suggerisce che la sparizione più grave non è quella fisica, ma quella spirituale: dimenticare la propria origine e la propria essenza.

La Città Incantata: Chihiro mangia un Onighiri incominciando a piangere.

Capitalismo e Decadenza: Il Simbolismo del Cibo e dei Maiali

Il primo vero catalizzatore della trama, il momento in cui l’avventura si scatena, è la trasformazione dei genitori in maiali. Questo segmento è una critica complessa di Hayao Miyazaki alla società moderna.

L’Avidità: La Caricatura della Gola Capitalista

I genitori di Chihiro, una volta entrati nella Città Incantata, vedono un banchetto abbandonato e, senza porsi domande, si gettano sul cibo. Il loro atto non è solo gola, è avidità cieca, mancanza di rispetto e violazione del sacro.

Hōyoku e la Dissoluzione Spirituale

Miyazaki usa il maiale come simbolo della dissoluzione spirituale attraverso l’eccesso materiale.

  • Hōyoku (飽欲): Il concetto giapponese di “appetito che non conosce misura”, la brama che supera ogni limite.
  • La Trasformazione: Chi si trasforma in animale nel folklore nipponico (spesso cinghiale o maiale) è colui che ha superato il limite dell’avidità.

I genitori diventano letteralmente ciò che sono spiritualmente: esseri divorati dal desiderio. Non sono stati maledetti per un errore, ma la loro forma esteriore riflette il loro Kogare (心垢), la “sporcizia del cuore” accumulata.

Il Cibo: Offerta e Sacralità Nello Shintoismo

Per Miyazaki, il cibo non è neutro:

  1. Valore Sacrale: Nello Shintoismo e nel Buddismo giapponese, il cibo è un’offerta (shinsen, 神饌), un atto di armonia con la natura e un legame con il kami.
  2. La Violazione: Mangiare senza permesso, senza rispetto per la sua origine e senza consapevolezza, è una profanazione (Kegare). I genitori violano l’equilibrio sacro, trasformando un atto potenzialmente spirituale (il pasto) in un atto di pura e volgare ingordigia.

Il Maiale nella Critica di Miyazaki ne “La Città Incantata”

Lo stesso Hayao Miyazaki ha dichiarato che i genitori simboleggiano la società giapponese consumista degli anni ’80 e ’90, l’epoca del boom economico:

“Erano tempi in cui le persone credevano di poter comprare tutto. Anche l’anima.” (Hayao Miyazaki, intervista a Animage, 2001)

Il maiale è, quindi, la feroce caricatura dell’avidità moderna: non solo di cibo, ma del possesso, del comfort, del consumo cieco e irresponsabile.

Il Cinghiale Inoshishi e la Brama

Mentre il maiale domestico è meno frequente nel folklore rispetto al cinghiale, l’affinità simbolica è fortissima:

  • Inoshishi (猪): Il cinghiale, nel folclore, rappresenta l’impulso incontrollato e la brama istintiva (Gola, Ira, Desiderio).
  • Cosmologia Buddhista: Nella cosmologia popolare, il maiale è spesso associato al mondo dell’avidità (Gaki-dō, 餓鬼道), lo stato di rinascita degli spiriti affamati (Gaki o Preta) condannati a una fame perenne.

Nei racconti popolari come il Konjaku Monogatari-shū (XII secolo), chi è goloso o avido si reincarna come animale da macello, “per aver divorato più di quanto il corpo o il mondo potessero sopportare”. I genitori di Chihiro, quindi, subiscono una punizione perfettamente in linea con le antiche credenze morali nipponiche.

La Città Incantata: Un Torii Appoggiato ad Un Albero

Il Sacro e la Natura: Il Paesaggio Come Santuario Shintoista

Quando Chihiro prosegue da sola, il paesaggio circostante si anima di simboli, fungendo da guida spirituale per la bambina smarrita. Il viaggio di Chihiro non è una fuga, ma un’immersione nel cuore sacro del Giappone.

Il Bosco (Mori) Prima della Città Incantata: Risveglio Contro Paura Occidentale

Il bosco che Chihiro attraversa dopo il tunnel è un elemento cruciale, con un significato diametralmente opposto alla nostra visione favolistica.

  • Occidente: Per noi, la foresta è il luogo dell’ignoto e del pericolo (Cappuccetto Rosso, Hansel e Gretel); è dove ci si perde.
  • Giappone: La parola Mori (森) indica sia la foresta che il santuario naturale. È lo spazio dove il divino si manifesta, dove i kami (soprattutto gli spiriti della terra, dell’acqua e del vento) abitano in armonia con la natura.

Entrare in un bosco non è perdersi, ma risvegliarsi. È un rito di passaggio. Miyazaki lo descrive come una “soglia respirante”, il punto in cui la realtà si fa porosa e l’anima dell’uomo è costretta a mutare.

La Rana (Kaeru): Il Custode della Transizione e del Ritorno

Davanti al tunnel, una piccola rana di pietra veglia. Questo dettaglio, apparentemente insignificante, è un gioco linguistico che racchiude l’intera filosofia del film.

  • Kaeru (蛙): Significa “rana”.
  • Kaeru (帰る): È l’omofono che significa “tornare” (tornare a casa, tornare a sé, tornare alla purezza).

La rana è un amuleto di viaggio e un simbolo di transizione perché vive tra due mondi (acqua e terra). È la perfetta custode della soglia e del passaggio. La sua presenza iniziale come pietra inanimata, e la sua successiva “rinascita” nel mondo degli spiriti, preannuncia il tema centrale: il viaggio di Chihiro è in realtà un ritorno.

Il Fiume in Secca: La Memoria Dimenticata de “La Città Incantata”

Subito dopo la rana, Chihiro e i suoi genitori attraversano un fiume prosciugato, un letto di sassi.

  • Significato Mitologico: Nelle mitologie (compreso il Giappone arcaico), il fiume è il confine tra i vivi e i morti, il mondo umano e quello spirituale.
  • Significato nel Film: Il fatto che sia asciutto è la metafora più potente e amara di Miyazaki sulla modernità. Il fiume asciutto rappresenta un’epoca che ha dimenticato il sacro. La comunicazione e il flusso tra i mondi si sono interrotti, e l’acqua, simbolo della vita spirituale, non scorre più.

Solo alla fine del percorso di Chihiro, quando la bambina ha riacquisito la sua essenza e ha risvegliato il sacro, l’acqua del fiume tornerà a scorrere, a simboleggiare che la soglia si è riaperta e lo spirito ha ritrovato il suo respiro.

La Città Incantata: Chihiro sta scappando in cerca dei genitori

L’Estetica dell’Invisibile ne “La Città Incantata”: Ma, Yūgen e il Crepuscolo

Miyazaki non si limita a usare simboli concreti. Egli sfrutta concetti estetici e spirituali astratti, profondamente radicati nella sensibilità nipponica, per creare l’atmosfera e la tensione emotiva. Il momento del passaggio, quando gli spiriti si destano, è incorniciato da questi due principi.

Ma: Il Silenzio che Permette la Nascita

C’è un istante, appena prima che il sole svanisca, in cui il mondo sembra trattenere il respiro, un vuoto riempito solo dalla luce liquida. Questo è il Ma.

  • Definizione: Il Ma è il concetto giapponese di “spazio negativo”, l’intervallo, la pausa, lo spazio tra un battito e l’altro, tra il giorno e la notte. Non è assenza, ma un vuoto attivo, una potenziale pienezza.
  • L’Importanza: Miyazaki stesso ha detto che i registi occidentali hanno paura del silenzio, temendo che annoi lo spettatore. Il Ma, invece, è ciò che permette al film di respirare e all’anima dello spettatore di connettersi con il mondo che si sta manifestando. È il momento in cui la realtà si piega e lascia intravedere ciò che di solito resta nascosto.

Yūgen: La Bellezza Velata e l’Impermanenza

Il crepuscolo sulla Città Incantata, con il suo cielo tinto di malinconia, è il momento in cui si manifesta lo Yūgen.

  • Definizione: Lo Yūgen è un’estetica complessa e intraducibile, spesso descritta come la “bellezza velata”, la grazia profonda e misteriosa, la consapevolezza della bellezza delle cose impermanenti. È un sentimento di sottile malinconia e ammirazione per ciò che è fugace.
  • L’Ora degli Spiriti: Nelle leggende, il crepuscolo è l’ora in cui i confini tra i mondi si fanno sottili “come carta di riso”. È il momento in cui gli yōkai e le kitsune si muovono. L’atmosfera creata da Miyazaki non è solo magica, ma è l’incarnazione visiva dello Yūgen e del Ma, il momento fragile in cui l’uomo e il divino si sfiorano per un respiro soltanto.

Chihiro e Haku si riconoscono dopo tanto tempo

La Purezza Riconquistata e il Ritorno del Flusso ne “La Città Incantata”

La città incantata è l’epica del Kaeru (帰る), del ritorno.

Chihiro non è un’eroina che sconfigge un mostro esterno, ma una bambina che attraversa una soglia interiore. Il suo viaggio non la porta lontano dalla sua essenza, ma la costringe a ritrovarla. Impara a lavorare, a rispettare, a sacrificarsi, e a distinguere l’illusione della materia (l’oro, il cibo divorato) dalla realtà dello spirito.

Quando, alla fine del film, Chihiro e i suoi genitori attraversano nuovamente il letto del fiume, l’acqua è tornata a scorrere. Non è più un confine secco e dimenticato, ma un flusso vitale. Questo è il segno che la soglia si è riaperta: l’atto di consapevolezza di Chihiro ha risvegliato lo spirito della natura e il ricordo del sacro.

Il film non è solo la storia di una bambina smarrita, ma un invito a respirare ancora con il mondo, a non far prevalere il Kegare (l’impurità) del consumismo sul sacro. Miyazaki, attraverso ogni rana, ogni torii e ogni boccone di cibo, ci ha lasciato una preghiera in forma di animazione: che ogni smarrimento sia in realtà un ritorno alla purezza, e che il Giappone, e il mondo intero, possa ritrovare il suo Ma, il suo spazio per l’anima.

Se sei arrivato fino a qui, complimenti: la tua mente è ufficialmente purificata dal Kegare e pronta ad affrontare il mondo degli spiriti! Ora non guarderai più La città incantata allo stesso modo. Ogni volta che Yubaba o Haku appariranno sullo schermo, saprai esattamente cosa si nasconde dietro ogni fotogramma.

Qual è il simbolo che ti ha colpito di più? E, soprattutto, dopo aver letto questa analisi, credi che anche tu, a volte, ti senta un po’ troppo simile ai genitori maiali?

Scrivici subito la tua opinione nei commenti qui sotto! Vogliamo sapere cosa ne pensi e se hai scovato altri dettagli nascosti. E non dimenticare: iscriviti subito al canale YouTube  per non perderti le nostre prossime analisi definitive sui capolavori del cinema e dei videogiochi e ricordati di visitare anche il nostro canale tech.

Un salutazzo brutto brutto dal vostro James.

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