La figura del vampiro al cinema, diciamocelo, è un ossimoro ambulante. È costantemente in bilico tra il grandeur gotico e la pura bestialità, tra l’horror più viscerale e un romanticismo che fa implodere il cuore. Nel pantheon degli ematofagi cinematografici, Dracula è, e sarà sempre, il punto di riferimento. Per questo, quando un nome iconico come Luc Besson – l’autore di gioielli di stile come Léon e Nikita – ha annunciato di voler dare la sua impronta al mito, l’aspettativa si è caricata di elettricità.
Il nuovo Dracula: L’Amore Perduto (titolo originale: Dracula – A Love Tale) arriva inevitabilmente con la pesante eredità di un cult: il Dracula di Bram Stoker (1992) di Francis Ford Coppola. Besson non si nasconde. Anzi, ne abbraccia lo stile barocco, l’estetica sfarzosa e, soprattutto, la chiave di lettura più controversa: il vampiro non è solo un mostro, ma un’anima dannata in cerca del suo unico, vero, amore perduto.
Ma cosa succede quando un regista noto per il suo savoir-faire stilistico spinge l’acceleratore sul romanticismo, sacrificando quasi del tutto l’elemento horror? Quello che ci troviamo di fronte è un film schizofrenico. È un’opera che, pur vantando picchi di genio visivo, scivola in cadute di stile imbarazzanti, lasciandoci spesso a ridere, magari non per i motivi giusti. Preparate i paletti: non parleremo solo di sangue e immortalità, ma anche di profumi magici, gargoyles danzanti e di un Conte Vlad che, dopo quattro secoli, si fa (spoiler!) fregare da un prete con una buona dialettica. Siete pronti? Si parte per la Transilvania e la Ville Lumière!
Dracula – Il Ritorno del Conte: Estetica, Romanticismo e l’Ombra di Coppola

Un Debito Estetico Innegabile: Lo Stile Barocco Rivisitato
Fin dai primi minuti, il debito di Besson verso l’estetica di Coppola è evidente. Anzi, è quasi un copia-incolla di stile, ma con un filtro più pop. Dracula: L’Amore Perduto è una gioia per gli occhi. È un trionfo di estetica barocca e gotica che esplode sullo schermo. I costumi, le scenografie, la fotografia di Colin Vandersman (che gioca sapientemente con i rossi saturi, i blu glaciali e le luci morbide) sono un richiamo diretto all’opulenza e al grandeur visivo del film del 1992.
Tuttavia, Besson si allontana dalla cupezza di Coppola, cercando una versione più “accesa” e meno seriosa. Il film è una vera e propria fiaba nera. Il risultato è un’opera visivamente sbalorditiva, dove le inquadrature sono spesso così curate da sembrare quadri animati, specialmente le sequenze in Transilvania e quelle ambientate nella corte francese. La scena di battaglia iniziale, in particolare, con l’accampamento militare e l’immagine dei nemici impalati (un omaggio viscerale a Vlad l’Impalatore), è girata in modo notevole e promette bene.
Dracula – Il Cuore del Dramma: La Storia di Vlad e la Sua Malattia d’Amore
La premessa narrativa è la stessa che Coppola aveva già riscritto: il principe Vlad (interpretato magnificamente da Caleb Landry Jones) diventa il vampiro in seguito a un atto di disperazione e blasfemia.
- Il Sacrificio Inatteso: Vlad, guerriero feroce per Dio e la Chiesa, vede la sua amata moglie, Elisabeta (Zoe Bleu), perdersi e morire in modo tragico, tradito, a suo dire, da un destino cinico e baro.
- La Dannazione: Convinto di essere stato abbandonato da Dio dopo aver versato il sangue per la Sua gloria, Vlad rinnega la fede e profana la croce. Questo gesto lo condanna all’immortalità come non-morto, un’esistenza che lui non vuole.
- Quattro Secoli di Ricerca: Il film si concentra sulla sua eterna attesa e sulla ricerca ossessiva della reincarnazione di Elisabeta, la sua unica ragione d’essere. Questa ossessione trasforma l’orrore in puro melodramma e fantasy romance.
La disperazione di Vlad è resa in modo toccante, sebbene a tratti grottesco. Penso in particolare alla sequenza, ripetuta e quasi parodistica, dei suoi tentativi di suicidio gettandosi dalle torri del castello, tornando ogni volta più acciaccato, ma inevitabilmente vivo. Una scena che, pur strappando un sorriso, serve a evidenziare il suo profondo tormento esistenziale. Lui non cerca solo sangue, ma disperatamente la morte per potersi riunire alla sua sposa.
Approfondimento: La Psiche di Vlad L’Impalatore
Il Vlad di Besson non è il Conte Dracula classico, il simbolo del male puro. È un uomo ferito, tradito e ossessionato. La sua trasformazione in vampiro è una punizione, non una scelta. Si sente in un limbo che dura quattro secoli.
Il film dedica molto tempo al primo atto per costruire questo personaggio, un tempo che forse sottrae spazio allo sviluppo degli altri personaggi, ma che rende la sua figura centrale molto più complessa. È un Dracula che, nel profondo, non vuole essere un mostro. Questo lo rende un personaggio con cui è facile empatizzare, un uomo che ha commesso il peccato mortale di offendere Dio, ma la cui motivazione è sempre stata l’amore. È un guerriero che, una volta condannato, cerca l’unica via per sopravvivere: il ricongiungimento con l’amata.
Caleb Landry Jones: Il Dracula Che Regge il Film sulle Sue Spalle

La Performance Magnetica e Non Convenzionale
Il cast, in generale, funziona, ma Caleb Landry Jones è senza dubbio il pilastro su cui si regge l’intera pellicola. La sua interpretazione è il punto più alto, un capolavoro di contrasti che dimostra un talento incredibile. Non è il classico latin lover alla Antonio Banderas o il magnetico sex symbol dannato alla Gary Oldman. Jones è un Dracula tormentato, malinconico e con un fascino unico, non convenzionale.
Passa con disinvoltura dal guerriero barbarico del XV secolo al mostro decrepito e invecchiato, fino all’uomo seducente e ringiovanito che arriva a Parigi. La sua mimica e il suo accento sono perfetti e per niente banali, conferendogli un’aura di autentica follia e mistero. È l’elemento che da solo merita il prezzo del biglietto.
Il Potere del Profumo: Quando la Seduzione è Chimica e Kitsch
Besson introduce un elemento narrativo originale e, ammettiamolo, un po’ grottesco: il “Potere del Profumo”. Dracula non seduce Mina (Zoe Bleu) solo con l’ipnosi o il fascino ancestrale. Lo fa con un profumo perfetto, frutto di secoli di ricerche e rubato in una scena assurda ma visivamente accattivante a Firenze (il riferimento a Profumo – Storia di un assassino è palese e voluto).
- Meccanismo Kitsch: Questo profumo agisce come un afrodisiaco universale, facendo cadere letteralmente ai piedi del Conte ogni donna (e non solo) che lo annusa. È un’idea che unisce il fantasy al kitsch, ma è in linea con la follia stilistica di Besson.
- La Sequenza Blasfema: Il momento clou arriva quando Dracula, per ringiovanire e tornare “presentabile”, entra in un convento (nonostante le sue stesse regole gli impediscano di entrare in luoghi sacri… e qui si ride). L’attrazione chimica del profumo induce le suore a fare la fila per essere morse, in una sequenza carica di ironia blasfema e sublime messa in scena. Questa scena, pur minando la coerenza interna, è un picco di follià registica che ci ricorda il Besson dei tempi d’oro.
La Dissonanza Estetica della Coppia Protagonista
Un aspetto che personalmente mi ha distratto è stata la protagonista femminile, Mina/Elisabeta (Zoe Bleu). In un film che investe così tanto nella ricostruzione storica e nell’estetica gotica, l’attrice presentava un look troppo moderno, con tratti (come le labbra) che sembravano il risultato di procedure estetiche attuali.
Questa dissonanza visiva stride violentemente con il fascino “unico ma naturale” di Caleb Landry Jones. In un film in costume, l’autenticità visiva è cruciale. Questa scelta, che a molti non sarà piaciuta, finisce per minare l’immersione nell’immagine della coppia romantica destinata a un amore eterno.
Dracula – Il Crollo: Ritmo, Incoerenze e la Sagra del Gargoyle

La Furia Narrativa e i Buoni Propositi Dimenticati
Il film non riesce a mantenere il ritmo e l’attenzione narrativa del primo atto. La seconda metà è eccessivamente compressa e frettolosa, un vero peccato per una storia che richiedeva più respiro.
- Viaggio Veloce: La fuga di Jonathan Harker (che qui è un personaggio insipido, usato solo come ponte narrativo) dalla Transilvania a Parigi avviene in un battito di ciglia. Niente viaggio sul Demeter, niente tensione. Un taglio netto e siamo già nella capitale francese.
- L’Amore Breve: Il tempo concesso alla coppia per assaporare l’amore ritrovato, per far sentire l’eternità della loro passione, è troppo esiguo. Prima che si possa gioire della loro riunione, “tutto ad un tratto” arriva il prete con l’esercito e l’assalto finale al castello.
L’Aberrazione dei Gargoyles
Questo è, in assoluto, il difetto più discusso e, onestamente, il più ridicolo. Besson introduce i Gargoyles come servitori e guardiani di Dracula, al posto delle classiche “spose” vampiro.
Guarda il nostro ultimo video
🔔 Iscriviti al canale- Estetica da Cartone Animato: I Gargoyles sono realizzati con una CGI che definire “scadente” è un eufemismo. Sembrano usciti da un film Disney degli anni ’90 (ricordano un po’ quelli de Il Gobbo di Notre Dame), un contrasto stridente con l’estetica barocca generale. Vederli muoversi, combattere e fare mosse che non sfigurerebbero in un ring di wrestling è pura commedia involontaria.
- La Rivelazione Inspiegata: Il culmine dell’assurdità arriva nel finale, con la rottura della maledizione. I Gargoyles si trasformano in bambini calvi e nudi che camminano impauriti per il castello. Questa rivelazione, del tutto non preparata o spiegata narrativamente (da dove vengono? Perché Vlad usava dei bambini come servi trasformati in pietra?), è l’emblema della “follia schizzata” di Besson che, purtroppo, non funziona.
I Personaggi Secondari e le Loro Potenzialità Inespresse

Dracula – Il Sacerdote di Christopher Waltz: Un Van Helsing Filosofo
Il ruolo di Christopher Waltz (il prete, l’equivalente di Van Helsing) è uno degli aspetti più interessanti. Waltz è sempre una garanzia. Qui interpreta un uomo di chiesa enigmatico, espulso dal Vaticano per le sue idee poco convenzionali sul vampirismo, che lui tratta quasi come un fenomeno scientifico e spirituale.
- Il Conflitto Intellettuale: Waltz è bravissimo. Il suo personaggio offre l’unico vero conflitto filosofico del film. È lui a portare Vlad di fronte alla sua ossessione, ponendogli una domanda cruciale: l’amore vero è sacrificio, non possesso. Legare Mina a sé per l’eternità sarebbe un atto egoista, una prigione.
- Tempo Insufficiente: Il problema è che al personaggio non viene concesso abbastanza tempo narrativo. La sua argomentazione, per quanto potente, risulta troppo repentina. Convincere un vampiro ossessionato da quattro secoli a rinunciare al suo amore dopo un breve discorso non è realistico. Inoltre, l’arrivo dell’esercito alle sue spalle è affrettato: chi sono? Chi li comanda? Non c’è un adeguato sviluppo della minaccia.
Matilda De Angelis: La Vampira “Anarchica” Maria
La performance di Matilda De Angelis nei panni della vampira Maria (una fusione anarchica e sessualmente esplicita tra Lucy Westenra e Renfield) è una vera bomba di energia.
- Folle e Sregolata: Maria è volutamente sopra le righe, assetata di sangue e di sesso, un personaggio che rompe con la serietà gotica. La De Angelis la interpreta con una risata spesso fastidiosa, ma con una carica notevole. Le scene che la vedono protagonista, specialmente al manicomio, sono tra le più riuscite, pur essendo intrise di un umorismo splatter e grottesco.
- Contributo all’Eccesso: Nonostante sia un ottimo personaggio, il suo ruolo è più un amplificatore del tono eccessivo e punk di Besson che un elemento cruciale della trama principale. La sua decapitazione, brutale e inaspettata, è un altro momento di caos stilistico.
Jonathan Harker: Il Cornuto Inespressivo
Jonathan Harker (Ewen Leslie) è, purtroppo, un personaggio insipido e sacrificabile. L’attore non riesce a conferire carisma al giovane avvocato. Nel romanzo, Harker è un elemento fondamentale, un testimone chiave e l’eroe romantico da cui Mina deve essere liberata.
Qui, Jonathan è semplicemente l’ostacolo. È il fidanzato che Mina non ama veramente, che subisce gli eventi e che viene liquidato in modo quasi umiliante, in linea con il focus del film interamente spostato sulla tragedia di Vlad. Quando Mina lo guarda l’ultima volta dopo la morte di Dracula, lui capisce di aver perso la battaglia, e il suo addio silenzioso è l’unica cosa che fa bene in tutto il film.
Il Finale: Sacrificio, Amore e “Dannazione”

La Conversione Improvvisa e l’Arrivo dell’Esercito
Come ho detto, il finale è il punto più debole in termini di logica narrativa. La conversione di Vlad, il suo comprendere la vera natura del sacrificio e l’accettare il giudizio divino, avviene con una velocità disarmante.
Dracula ha aspettato 400 anni per trovare sua moglie. Poi, finalmente la vede e TUTTO AD UN TRATTO ascolta questo prete che non ha mai incontrato prima su come non dovrebbe sacrificare la vita di Elizabeth per i suoi desideri? Non è nemmeno realistico.
Il Conte, che ha passato secoli a rinnegare Dio, si lascia convincere in pochi minuti che il vero amore significa rinunciare alla felicità eterna per la salvezza dell’anima dell’amata. È un bel concetto filosofico, ma un pessimo sviluppo narrativo.
- Il Sacrificio: Vlad si lascia trafiggere dal paletto consacrato, dissolvendosi in polvere tra le braccia di Mina, dopo averla vampirizzata per un momento e poi aver capito l’errore.
- La Redenzione Visiva: Il corpo di Dracula che si dissolve in una nube di cenere che ascende al cielo è un simbolo di perdono divino. Il ripristino dell’umanità delle sue vittime (compresi i bambini-Gargoyles) chiude la maledizione con un tocco di caos.
Dracula – Mina: L’Eterna Condanna della Memoria
Il destino di Mina è l’elemento più poetico e tragico del finale.
- Salva, ma Condannata: Mina è salva dal vampirismo, ma non è libera. Come narrato nella trama originale, è condannata a una “diversa forma di dannazione”: la memoria. Ha recuperato i ricordi della sua vita passata, ha amato l’uomo della sua vita, lo ha perso per un gesto nobile, e ora deve vivere come una donna normale con il peso schiacciante di quell’amore eterno e della sua tragica fine.
- Sguardo Finale: Il suo sguardo finale, malinconico, verso il cielo, dopo l’addio silenzioso a Jonathan, chiude il cerchio in modo straziante. La libertà è arrivata, ma al prezzo di una perdita definitiva.
Dracula Conclusioni: Un Film Bifronte, Tra Genio e Caos
Un’Opera Imperfetta ma Memorabile
Dracula: L’Amore Perduto è una pellicola che non lascia indifferenti. Non è il capolavoro che molti speravano, ma nemmeno il fallimento totale che i detrattori hanno voluto vedere. È un film che, nel tentativo di essere troppo (troppo romantico, troppo stilizzato, troppo grottesco), finisce per essere sbilanciato.
- I Punti di Forza: L’interpretazione di Caleb Landry Jones è eccezionale; le musiche di Danny Elfman sono avvolgenti e la direzione artistica è spesso sublime, con costumi e scenografie da urlo.
- I Punti Deboli: Il ritmo sbrigativo, il finale affrettato e la sequenza dei Gargoyles (la vera macchia del film) lo fanno deragliare.
Il Dracula di Besson è una rilettura pop e passionale. A lui non interessa l’horror puro, ma il melodramma e l’ossessione amorosa, il tutto condito dal suo stile visivo inconfondibile e dai suoi occasionali, ma clamorosi, eccessi. È un film imperfetto, un’opera d’autore con delle cadute di stile imbarazzanti, ma che nel complesso intrattiene e stimola la discussione. Potrebbe non essere il vostro Dracula, ma è sicuramente il Dracula di Luc Besson, con tutto il suo caos stilistico e la sua passione sregolata.
Dite la Vostra: Amore, Gargoyles e Filler del Conte!
Eccoci alla fine di questa folle corsa sulle montagne russe gotiche di Luc Besson. Amici di Top Games Italia, la palla passa a voi!
Che ne pensate? Siete d’accordo che Caleb Landry Jones sia l’anima di questo film, reggendolo sulle sue spalle? I Gargoyles vi hanno fatto ridere o piangere? E soprattutto: un vampiro con il “Profumo” al posto dei poteri ancestrali può ancora dirsi un vero seduttore? Oppure il finale, con il sacrificio repentino, vi ha fatto storcere il naso?
Non siate timidi! Lasciate subito un commento qui sotto con la vostra opinione, il vostro voto e la vostra scena “WTF” preferita di questo Dracula: L’Amore Perduto. Condividete l’articolo sui vostri social per alimentare il dibattito su questo film palesemente divisivo, e iscrivetevi al canale YouTube per non perdere le prossime recensioni incendiarie e non dimenticate di aggiornarvi sulla nostra pagina TECH!
non perdere l’articolo dedicato al ritorno di Brendan Fraser nella Mummia!
Alla prossima dal vostro MIKE!










