martedì, Dicembre 23, 2025

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James Arvat
James Arvat
Sono uno studia-storie, amo la semiotica e lo storytelling, sono un videomaker professionista ma mi diletto anche nel cazzeggio e quello mi viene molto bene.

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Devil May Cry di Netflix vincerà i The Game Awards ?

Diciamoci la verità: ogni anno il The Game Awards ci propone la stessa domanda esistenziale — “Ma davvero questo adattamento meritava la nomination?”
E poi arriva Devil May Cry, la nuova serie animata targata Netflix, e tutto cambia.
Perché questa volta non parliamo di un adattamento “carino”. Non parliamo di un tentativo onesto.

Parliamo di una produzione che entra nella stanza degli altri candidati, appoggia la spada sul tavolo e dice, con la stessa calma con cui Dante ordina una pizza: “Ok ragazzi, chi vuole iniziare?”

E da qui capisci che sì, forse questa volta abbiamo davvero un potenziale vincitore.

Perché Devil May Cry potrebbe vincere il TGA come miglior adattamento?

Gli adattamenti videoludici stanno vivendo una seconda giovinezza. Dopo decenni di esperimenti incerti, finalmente le grandi produzioni hanno capito che il pubblico vuole due cose semplici: rispetto per l’opera originale e identità narrativa autonoma. La serie Netflix di Devil May Cry abbraccia questa filosofia con un equilibrio sorprendente.

Non si limita a ricostruire pedissequamente la trama dei giochi, né cade nel pericolo opposto: stravolgere tutto nel tentativo di “farlo più serio”. Invece, sceglie la strada più difficile ma più intelligente: un adattamento fedele nello spirito, libero nella creazione.

Ed è proprio questo che la rende un caso di studio.

Devil May Cry gioco vs serie

L’equilibrio impossibile: rispettare senza copiare Devil May Cry

Molti adattamenti peccano in un senso o nell’altro. Devil May Cry, invece, riesce a evocare l’identità della saga senza fossilizzarsi sulle stesse dinamiche. Chi conosce i giochi riconoscerà atmosfere, stile, umorismo, estetica e personalità dei personaggi. Chi non ha mai toccato un joypad si trova davanti a un anime d’azione con un’identità fortissima e una cura tecnica evidente.

Questo equilibrio è uno dei motivi principali per cui la serie può ambire al titolo di “Miglior adattamento”. Non solo traduce un mondo. Lo espande.

Un’animazione che fa scuola

Se un premio venisse assegnato solo guardando le animazioni, Devil May Cry uscirebbe dalla sala con due trofei: uno nella mano destra, l’altro nella sinistra, e probabilmente un terzo infilato nella fodera del cappotto da usare come sottobicchiere.

Devil May Cry è un lavoro visivo che non teme confronti

L’animazione della serie è uno splendido esempio di come il linguaggio visivo possa evolversi senza rinunciare alla sua identità. Potente, fluida, dinamica, e soprattutto stylish, perché Devil May Cry senza stile sarebbe come Dante senza pistole: tecnicamente possibile, ma concettualmente sbagliato.

L’uso del tratto rimanda volutamente a un’estetica che richiama i cartoni anni ’90 e primi Duemila, mescolata con una fluidità moderna. È un’estetica che parla alla memoria emotiva dello spettatore, soprattutto a chi ha vissuto le prime esplosioni del character action su PlayStation.

Il design come dichiarazione d’amore

In ogni frame si nota quanto il character design sia stato studiato per rispettare i canoni della saga, ma anche per valorizzare la narrazione televisiva, i bordi sono netti ma mai statici, le espressioni sono accentuate al punto giusto e i movimenti sono pensati per enfatizzare ogni colpo, ogni balzo, ogni rotazione acrobatica.

E sì, il modo in cui la serie gestisce le pose eroiche è lodevole: mai troppo, mai poco.
Sempre al punto giusto per dire: “Sì, è proprio Devil May Cry”.

La colonna sonora di Devil May Cry è la benzina del motore narrativo

Una buona serie può avere una buona colonna sonora. Una grande serie, invece, usa la colonna sonora come parte attiva del linguaggio narrativo. Devil May Cry fa proprio questo.

Batterista in Devil May Cry

Musica e movimento: una coreografia perfetta

La fusione tra animazione e musica nei momenti d’azione è così perfetta che sembra quasi che le scene siano state pensate intorno alle tracce musicali. Le accelerazioni, le pause, i cambi di ritmo: tutto supporta l’idea di uno spettacolo dove azione e audio danzano insieme.

Il risultato è un’esperienza sensoriale potente, che esalta la spettacolarità degli scontri ma allo stesso tempo amplifica la tensione narrativa.

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Un suono che parla lo stesso linguaggio del franchise di Devil May Cry

Devil May Cry è sempre stato sinonimo di un certo tipo di musica: ritmica, aggressiva, con sfumature elettroniche e metal che alimentano il “flow” del gameplay. La serie riprende questi elementi ma li reinterpreta in chiave cinematografica, rendendo ogni sequenza riconoscibile ma sorprendente.

È la dimostrazione che chi ha lavorato alla serie conosce l’identità sonora del franchise e sa come portarla nel mondo dell’animazione.

Dante: un ritorno alle radici senza nostalgia sterile

Quando si parla di Devil May Cry, si parla inevitabilmente di Dante, qualsiasi adattamento vive o muore sulla sua rappresentazione. La serie Netflix sceglie una strada che piacerà moltissimo ai fan della saga videoludica: recupera la personalità scanzonata, ironica e irriverente del Dante di Devil May Cry 3, uno dei preferiti del pubblico.

Dante mangia la pizza

Una caratterizzazione contemporanea ma fedele

Non è un semplice “ripescare il vecchio Dante”, è più una reinterpretazione che mantiene il nucleo della sua personalità: battutista, esuberante, sempre pronto a fare il brillante anche nei momenti più pericolosi, e soprattutto stiloso nel senso più puro del termine.

La serie evita di trasformarlo in un’icona seriosa, machista o eccessivamente “dark”, una trappola in cui molti adattamenti cadrebbero per cercare il dramma facile.
Qui Dante rimane Dante, autentico e riconoscibile.

Il carisma di Devil May Cry come motore narrativo

Dante non è soltanto un personaggio è un modo di vivere l’azione, è una filosofia estetica fatta di ironia, acrobazie e colpi sparati con nonchalance.

La serie sfrutta il suo carisma in modo magistrale, usando il suo humour anche nei momenti concitati, questo non solo protegge l’identità del personaggio, ma offre anche un ritmo narrativo unico.

Il ritmo narrativo: equilibrio e audacia

La serie alterna momenti più equilibrati a sequenze d’azione volutamente serrate, creando un battito narrativo irregolare ma estremamente efficace.

Lady in Devil May Cry

Quando la calma prepara la tempesta in Devil May Cry

Nelle fasi più lente la serie lavora sul worldbuilding, costruisce le dinamiche interne, crea connessioni emotive. Senza rivelare nulla, è sufficiente dire che queste parti non sono mai pesanti o forzate: sanno esattamente quanto rimanere in scena prima che Dante decida di far volare qualcuno attraverso una finestra.

Quando l’azione prende il controllo

Quando le sequenze d’azione iniziano, il ritmo cambia radicalmente, la serie accelera, si compatta, diventa adrenalina pura.

È una scelta voluta, che ricalca la struttura del gameplay originale: preparazione, esplosione, rilascio.

L’alternanza è calibrata bene e permette alla serie di essere scorrevole senza risultare prevedibile.

Perché il cambio di trama in Devil May Cry funziona davvero

Uno degli elementi più chiacchierati della serie è il fatto che la narrazione prenda una strada diversa rispetto ai giochi, non una rivoluzione totale, ma una reinterpretazione.

Dante ripreso da una telecamera

Libertà narrativa intelligente

Questa scelta permette di costruire archi narrativi pensati per il formato seriale, di introdurre personaggi e dinamiche che funzionano meglio in TV, di evitare contraddizioni interne con la timeline dei giochi e di dare spazio alla creatività degli autori senza “limitarsi” a ripetere ciò che già conosciamo.

Rispetto delle radici senza fanservice cieco

La serie mantiene molti elementi iconici, ma li rilegge con occhi moderni.
Questo è ciò che distingue le opere memorabili dai “compitini ben fatti”:
non si tratta di semplici citazioni, ma di reinterpretazioni che arricchiscono l’esperienza.

È una scelta che potrebbe far storcere il naso ai fan più ortodossi, ma che in realtà mostra grande maturità produttiva. E soprattutto, getta basi forti per le future stagioni.

Devil May Cry un’eredità importante: la saga come colonna del genere hack’n’slash

Per capire perché la serie Netflix merita il premio di miglior adattamento, bisogna guardare alla storia videoludica di Devil May Cry.

Devil May Cry

Il franchise che ha definito un genere

Devil May Cry ha ridefinito cosa significa “azione” nei videogiochi: combo elaborate, movimenti acrobatici, combat system profondo ma accessibile ed estetica stylish e riconoscibile.

Il “character action” non sarebbe ciò che è oggi senza la saga di Hideki Kamiya e Capcom.
E un adattamento deve saper onorare questa eredità.

L’anime di Devil May Cry come evoluzione naturale

La serie non si limita a replicare il gameplay: lo traduce in linguaggio audiovisivo, la fluidità delle scene d’azione, la costruzione delle coreografie e il modo in cui l’animazione accompagna il ritmo sono tutti elementi pensati per rendere visibile ciò che nei giochi si sente mentre si gioca.

In questo senso, la serie non è solo un adattamento: è una celebrazione dell’impatto storico dei giochi.

Dante come icona pop: anatomia di una leggenda

Non si può parlare di Devil May Cry senza analizzare l’evoluzione di Dante come simbolo culturale.

Dante in perfetto Stylish

Perché Dante di Devil May Cry è diverso dagli altri protagonisti action

Dante è differente rispetto agli altri protagonisti action perché è un antieroe tormentato, non è un eroe moralista, non è una macchietta e Dante è una figura complessa, una sintesi tra humor, dramma, sfrontatezza e competenza assoluta.

Il pubblico lo ama perché è ironico senza essere stupido, è potente ed arrogante il giusto, è stiloso senza essere vuoto ed è emotivamente riservato ma mai distante.

Come la serie recupera questa identità

La serie Netflix insiste su un Dante simile alla versione di Devil May Cry 3, e questo è un colpo di genio. Quel Dante rappresenta il miglior equilibrio mai raggiunto dal personaggio: giovane, impulsivo, brillante, ancora lontano dalle atmosfere più cupe dei capitoli successivi, ma già con la personalità definita che il pubblico ama.

È un Dante che comunica anche senza bisogno di monologhi e la serie lo costruisce visivamente e sonoramente, rispettando pienamente il suo ruolo iconico.

Il character design di Devil May Cry: quando il dettaglio definisce l’identità

Il design dei personaggi è uno dei fattori che più contribuiscono al fascino del franchise.
La serie Netflix affronta questo elemento con cura quasi maniacale.

Devil May Cry

Linee pulite, stile distintivo, anima vintage in Devil May Cry

Il tratto grafico sembra voler fondere tre elementi: il look moderno dell’animazione digitale, la grana visiva degli anime dei primi anni 2000, le silhouette riconoscibili della saga videoludica.

Il risultato è una miscela unica, perfettamente riconoscibile e profondamente evocativa per chi conosce Devil May Cry.

Linguaggio visivo coerente

Niente è lasciato al caso, la postura dei personaggi, il modo in cui Dante brandisce le pistole, il ritmo dei movimenti, perfino il modo in cui i capelli reagiscono al vento durante le scene più concitate: tutto è studiato per essere stylish, leggibile e dinamico.

Perché Devil May Cry è superiore agli altri candidati

Qui arriviamo al punto cruciale: cosa rende Devil May Cry migliore degli altri adattamenti in gara?

Dante è inferiore solo a se stesso

Identità fortissima e riconoscibile

Molti adattamenti puntano su un’estetica generica per “piacere a tutti”. Devil May Cry fa l’opposto: abbraccia la sua identità senza paura ed è proprio questo a renderla più memorabile.

Un uso dell’azione che non ha rivali

Pochissime serie animate moderne riescono a creare sequenze d’azione così pulite, chiare e spettacolari senza sacrificare la leggibilità Devil May Cry lo fa episodio dopo episodio.

Una colonna sonora che amplifica la narrazione

Non accompagna, ma definisce ed è un elemento narrativo, non un semplice contorno.

Una rappresentazione di Dante praticamente perfetta

Mentre altri adattamenti faticano a trovare una sintesi tra fedeltà e originalità dei personaggi, Devil May Cry centra in pieno il bersaglio.

Il coraggio nelle scelte narrative di Devil May Cry

Il cambiamento rispetto ai giochi è rischioso, ma fatto con intelligenza e soprattutto produce una storia che funziona sul medio-lungo periodo, ideale per costruire un franchise duraturo.

Devil May Cry non è un semplice adattamento: è la prova che si può prendere un’opera iconica, rispettarla e allo stesso tempo reinventarla senza snaturarla. È uno spettacolo d’azione curato, stiloso, rispettoso e soprattutto divertente: una rarità nel panorama degli adattamenti videoludici.

Ed è proprio questo mix di coraggio, qualità tecnica e identità fortissima che potrebbe (e dovrebbe) spingere la serie di Netflix a portarsi a casa il The Game Awards perché, alla fine, gli altri candidati possono anche combattere bene…ma solo Dante sa farlo sorridendo.

Dante, il protagonista di Devil May Cry

E voi cosa ne pensate di DMC?

Siete d’accordo con questa analisi o pensate che stiamo esagerando l’impatto della serie Netflix? Avete notato altri dettagli nascosti o discrepanze? Scrivici subito la tua opinione nei commenti qui sotto! Vogliamo sapere cosa ne pensi e se hai scovato altri dettagli nascosti. E non dimenticare: iscriviti subito al canale YouTube  per non perderti le nostre prossime analisi definitive sui capolavori del cinema e dei videogiochi e ricordati di visitare anche il nostro canale tech.

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