martedì, Dicembre 23, 2025

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Andrea Volpi - Top Games
Andrea Volpi - Top Gameshttps://topgamesitalia.com
Sono Andrea Volpi, appassionato di videogiochi e tecnologia fin da bambino. Top Games è per me uno sfogo e un modo per comunicare raccontando la mia esperienza nel mondo dei videogiochi in maniera molto personale e soggettiva.

Review Opencritic

Open Critic Top Games Italia

RECENSIONE IN BREVE

Dopo una lunga attesa, la recensione definisce Hollow Knight: Silksong un'avventura magnifica che, pur non raggiungendo la perfezione del predecessore, merita l'attesa. Il gameplay è elogiato per la nuova protagonista, Hornet, la cui agilità e velocità rinnovano l'esplorazione e il combattimento, ora basato sulla risorsa "Seta" per cure e abilità.

Tuttavia, il cambiamento più controverso è la forte virata verso meccaniche RPG. L'enfasi sulla creazione di "build" specifiche per superare le sfide a volte sminuisce la pura abilità del giocatore, cuore del primo capitolo.

Sebbene artisticamente e musicalmente sia un capolavoro, il gioco è afflitto da problemi tecnici come hitbox imprecise. Il verdetto finale è quello di un sequel coraggioso e immenso: un "capolavoro mancato" che, pur eccellente, vive nell'ombra del suo illustre antenato.

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Recensione con voto Hollow Knight Silksong

Nel frenetico e volatile universo videoludico, dove le tendenze nascono e muoiono nel giro di una stagione e i titoli vengono dimenticati con la stessa rapidità con cui vengono annunciati, sette anni rappresentano un’era geologica.

È questo il tempo che abbiamo atteso per Hollow Knight Silksong, il seguito di un capolavoro che, nel 2017, non si è limitato a eccellere nel genere Metroidvania, ma lo ha ridefinito in solitaria.

L’opera d’arte di Team Cherry era un’esperienza viscerale, un mondo malinconico e brutalmente affascinante, un labirinto di segreti sussurrati e sfide spietate che ha catturato il cuore e l’anima di milioni di giocatori.

L’attesa per Silksong si è così trasformata in un fenomeno culturale, un meme, una leggenda alimentata da un silenzio quasi reverenziale che ha gonfiato le aspettative fino a farle diventare un fardello titanico.

Ora, con il pad tra le mani sudate e il cuore che batte all’unisono con le note familiari ma diverse di Christopher Larkin, abbiamo finalmente esplorato il regno di Lungitela nei panni della principessa-guerriera Hornet.

La domanda che ha tormentato le notti di innumerevoli fan trova finalmente una risposta: è valsa la pena aspettare? La risposta è un “sì” convinto, ma accompagnato da un asterisco grande quanto il peso dell’eredità che questo gioco si porta sulle spalle.

Hollow Knight Silksong è un’avventura magnifica, artisticamente sublime e meccanicamente profonda, ma è anche un’opera che, nel suo coraggioso e lodevole tentativo di evolversi, smarrisce parte della magia e della perfezione quasi chirurgica del suo illustre predecessore.

Un Nuovo Regno, una Protagonista Familiare

La narrazione di Silksong ci strappa dalle oscure e familiari profondità di Nidosacro per catapultarci nel regno di Lungitela, una terra nuova, vibrante e verticalmente imponente.

La nostra protagonista, Hornet, non è più l’enigmatica rivale o l’alleata occasionale, ma la prigioniera di una forza sconosciuta, rinchiusa in una gabbia di metallo e trascinata in un mondo che non le appartiene.

La sua avventura non è una discesa nell’oblio, ma un’ascesa disperata verso la Cittadella scintillante che sovrasta il regno, una fuga che si trasformerà presto in una missione per svelare i misteri di una terra oppressa da un male antico.

recensione hollow knight silksong top games

La Voce di Hornet: Un Cambiamento Sostanziale

A differenza del silenzioso e impassibile Cavaliere, un guscio vuoto che il giocatore riempiva con la propria determinazione, Hornet ha una voce, una personalità.

Parla, interagisce con gli bizzarri e spesso ambigui abitanti di Lungitela, esprime dubbi, rabbia e determinazione. Questo cambio di prospettiva dona alla storia un ritmo diverso, meno etereo e più diretto.

La lore, marchio di fabbrica di Team Cherry, rimane volutamente criptica, un mosaico da comporre attraverso descrizioni di oggetti, dialoghi enigmatici e bassorilievi antichi, ma la presenza di una protagonista attiva rende il viaggio meno solitario. La sua voce diventa il nostro punto di riferimento, un filo narrativo che ci guida attraverso un mondo tanto bello quanto letale.

Sentirla commentare una scoperta o sfidare un nemico crea un legame empatico più forte e immediato rispetto al mutismo del Cavaliere.

Tuttavia, questa nuova avventura presenta subito un piccolo, ma significativo, ostacolo per i neofiti. Il gioco dà per scontata la conoscenza del capitolo precedente, non offrendo alcun riassunto o introduzione al contesto.

È una scelta di design purista, un implicito invito a recuperare Hollow Knight, ma che rischia di lasciare disorientati i nuovi arrivati, privandoli di una parte del peso emotivo che lega Hornet al suo passato e alle sue origini. Un dettaglio, forse, ma che segna una prima, piccola crepa nell’accessibilità di un titolo altrimenti universale.

Il Filo del Gameplay la Danza Letale di Hornet

Il vero cuore pulsante di Silksong, dove il genio di Team Cherry brilla con più forza, risiede nel suo gameplay. Qui le differenze con il predecessore si fanno nette e profonde sin dai primi istanti.

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com'è hollow knight silksong

Un Combat System Rinnovato Agilità e Velocità in Hollow Knight Silksong

Hornet è l’antitesi del Cavaliere. Se il nostro vecchio eroe era metodico e terrestre, Hornet è un turbine di agilità, velocità e grazia letale. Il suo movimento è fluido, aereo, quasi danzante. Può correre, aggrapparsi ai cornicioni e utilizzare un rampino di seta per attraversare voragini, conferendo al platforming una verticalità e un ritmo che Nidosacro poteva solo sognare.

Questa nuova mobilità non è solo un vezzo estetico, ma il fondamento su cui si basa l’intera esperienza di gioco, dall’esplorazione al combattimento.

Il combat system è stato completamente reinventato attorno alla sua figura. Il suo Aculeo-ago ha una portata maggiore e i suoi attacchi sono fulminei. Il sistema di “Anime” è stato sostituito dalla Seta, una risorsa che si accumula colpendo i nemici e che ha un duplice, fondamentale utilizzo.

Da un lato, permette di curarsi attraverso l’abilità “Legare”, un’animazione quasi istantanea che, a differenza della lenta concentrazione del Cavaliere, può essere eseguita anche nel mezzo di una battaglia concitata, rendendo il gioco meno punitivo. Dall’altro, la Seta alimenta un vasto arsenale di strumenti e abilità speciali, spostando l’equilibrio del gioco da una pura lotta per la sopravvivenza a un esercizio di gestione strategica delle risorse.

Ogni colpo inferto non è solo un passo verso l’indebolimento del nemico, ma anche un modo per caricare le proprie abilità speciali, creando un ciclo virtuoso di attacco e contrattacco.

Dalle Anime alla Seta: Una Nuova Gestione delle Risorse

Questo sistema, sulla carta, funziona magnificamente. Sfrecciare attraverso le aree, combinando salti, scatti, rampini e attacchi in un flusso ininterrotto, regala una sensazione di padronanza e potenza che il primo gioco concedeva solo dopo decine di ore.

È un’esperienza esaltante, che premia la proattività e l’aggressività. Eppure, è proprio in questa evoluzione che si nasconde il cambiamento più controverso del titolo, un’innovazione che, pur essendo brillante, rischia di snaturare l’essenza stessa della sfida “alla Hollow Knight”.

grafica di hollow knight silksong

La Tela dell’RPG: Personalizzazione o Semplificazione?

Hollow Knight: Silksong non è più “solo” un Metroidvania. È un Action RPG a tutti gli effetti, con un sistema di personalizzazione che influenza pesantemente l’esperienza di gioco. L’equivalente degli Amuleti del primo capitolo è ora affiancato da un sistema di Strumenti e Cimeli che, combinati, formano delle vere e proprie “build” capaci di cambiare radicalmente l’approccio alle sfide.

Costruire la Propria Guerriera: Un Arsenale di Possibilità

Hornet può equipaggiare un’ampia varietà di strumenti: trappole chiodate che infliggono danni continui, proiettili a ricerca, bombe esplosive e persino lame rotanti. Ognuno di questi gadget consuma Seta e può essere potenziato attraverso un sistema di crafting che richiede materiali raccolti nel mondo di gioco. A questo si aggiungono i Cimeli, che forniscono bonus passivi simili ai vecchi Amuleti, ma con un impatto ancora più significativo.

Questa scelta, coraggiosa e ambiziosa, è una lama a doppio taglio. Da un lato, introduce una profondità strategica enorme. Un boss volante che sembra insormontabile con una build incentrata sul corpo a corpo potrebbe diventare quasi banale utilizzando proiettili a ricerca e trappole aeree.

Questo incentiva la sperimentazione e la pianificazione, spingendo il giocatore a non fossilizzarsi su un unico stile di gioco, ma a tornare sui propri passi per raccogliere materiali, creare nuovi strumenti e adattare la propria strategia alla minaccia che ha di fronte. È un loop di gameplay gratificante, che premia la curiosità e l’ingegno.

Quando la Build Supera l’Abilità: Un Dibattito Aperto

Dall’altro lato, però, questa marcata enfasi sulla “build giusta” a volte mina il senso di sfida puramente basato sull’abilità. In Hollow Knight, la vittoria contro un avversario come l’Incubo di Grimm o il Cavaliere Puro era una questione di riflessi, tempismo e padronanza millimetrica dei movimenti.

Era una danza in cui ogni errore era colpa del giocatore, e ogni vittoria un trionfo personale sudato e meritato. In Silksong, a volte, la soluzione non è “diventare più bravo” (il celebre e spesso abusato “git gud”), ma semplicemente “tornare più tardi con l’equipaggiamento corretto”.

skills di hollow knight silksong

Questo rischia di trasformare epiche battaglie in semplici puzzle da risolvere con la chiave giusta, smorzando quella sensazione di superamento dei propri limiti che era il vero fiore all’occhiello del capolavoro del 2017.

La soddisfazione nel battere un boss non deriva sempre dall’aver imparato i suoi pattern alla perfezione, ma dall’aver trovato la combinazione di strumenti che lo neutralizza. È una sfumatura sottile, ma che sposta il focus dall’abilità esecutiva alla preparazione strategica, un cambiamento che potrebbe non piacere a tutti i veterani.

Un Capolavoro Artistico che Stride

Non si possono usare mezzi termini: dal punto di vista artistico e sonoro, Hollow Knight Silksong è un capolavoro assoluto.

Un Mondo Dipinto a Mano

Team Cherry ha superato se stesso, creando Lungitela, un mondo ancora più vibrante, colorato e ricco di dettagli di Nidosacro. Ogni bioma possiede un’identità visiva unica e mozzafiato: dalle foreste lussureggianti di muschio ai templi di lava incandescente, passando per città sottomarine di corallo e caverne di cristallo scintillante.

L’uso magistrale della parallasse, con più strati di scenario che si muovono a velocità diverse, crea una sensazione di profondità e tridimensionalità incredibile, rendendo ogni schermata un quadro in movimento. Le animazioni disegnate a mano di Hornet, dei PNG e della vasta gamma di nuovi nemici sono di una fluidità e di un carattere eccezionali, testimoniando un’attenzione al dettaglio quasi ossessiva.

La Melodia della Sofferenza con la Colonna Sonora di Christopher Larkin

A completare questo quadro idilliaco c’è la colonna sonora, ancora una volta affidata al genio di Christopher Larkin. Le sue composizioni accompagnano l’avventura con melodie che spaziano dal malinconico all’epico, dal quieto al disperato, cementando un’atmosfera indimenticabile e sottolineando perfettamente ogni momento del gioco, dall’esplorazione silenziosa alle battaglie più frenetiche.

Tuttavia, è proprio questa eccellenza artistica a far risaltare, per contrasto, le imperfezioni tecniche che affliggono il gioco.

L’Elefante nella Stanza: Il Problema delle Hitbox e del Level Design

Il problema più grave, una macchia che sporca un’esperienza altrimenti immacolata, risiede nelle hitbox spesso imprecise.

È inaccettabile, in un gioco che fa della precisione chirurgica il suo credo, essere colpiti da attacchi che visivamente non ci hanno neanche sfiorato, o, al contrario, vedere i nostri colpi attraversare i nemici senza registrarne l’impatto. Questo non è un elemento di difficoltà legittima, ma un difetto tecnico che genera una frustrazione palpabile.

In un soulslike o in un Metroidvania, la fiducia del giocatore nelle regole del mondo di gioco è sacra. Quando questa fiducia viene meno, l’esperienza si incrina.

recensione videogiochi silksong

A questo si aggiunge una sensazione di “design inverso” nel level design. Se Nidosacro sembrava un mondo organico e incredibilmente interconnesso, Lungitela a volte dà l’impressione di essere stato costruito “al contrario”: prima sono state create le singole stanze-sfida, e solo dopo sono state inserite le abilità di Hornet per renderle navigabili.

Questo porta a sezioni che, pur essendo ingegnose, sembrano meno un mondo coeso e più una successione di puzzle platform, con una curva di difficoltà che oscilla in modo bizzarro. Spesso, il percorso per arrivare a un boss si rivela infinitamente più arduo e frustrante del boss stesso, creando uno squilibrio che spezza il ritmo dell’avventura e lascia un leggero amaro in bocca.

Verdetto Finale: Il Peso dell’Eredità

Hollow Knight: Silksong è un gioco immenso, coraggioso e di una bellezza rara. È un’esperienza che ogni appassionato di Metroidvania dovrebbe vivere, un viaggio che sa regalare momenti di pura esaltazione e meraviglia. Team Cherry ha osato evolvere la propria formula, rifiutando la strada sicura del “more of the same”, e per questo merita un plauso incondizionato.

Tuttavia, non riesce a scrollarsi di dosso l’ombra titanica e perfetta del suo predecessore. L’introduzione massiccia di elementi RPG, pur aggiungendo strati di profondità, diluisce in parte la purezza della sfida basata sull’abilità che aveva reso grande il primo capitolo. Le imprecisioni tecniche sono una macchia su un combat system altrimenti sublime, e la struttura di alcune aree manca della coesione organica che rendeva Nidosacro un mondo così credibile e affascinante.

È un sequel che vive di un paradosso: è più grande, più veloce e più complesso, ma non necessariamente migliore. È un gioco che, nel tentativo di essere diverso, ha sacrificato un po’ di quella perfezione che lo ha reso una leggenda. Nonostante i suoi difetti, che confidiamo verranno smussati dalle future patch, rimane un’avventura indimenticabile e uno dei migliori titoli del suo genere. Un capolavoro mancato, forse, ma pur sempre un’opera di altissimo, indiscutibile livello, che ci ha tenuti incollati allo schermo per decine di ore e che continuerà a farlo.

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Se le atmosfere cupe, lo stile artistico unico e le narrazioni fiabesche ma oscure sono il filo che guida le vostre scelte videoludiche, allora la vostra avventura non deve fermarsi qui. Il mondo dei videogiochi è pieno di perle che, pur non avendo avuto la stessa risonanza mediatica, meritano di essere scoperte.

Se avete amato il viaggio di Hornet e la sua estetica distintiva, allora non potete perdervi la nostra recensione di Lost in Random, un’altra gemma dal sapore gotico e dal gameplay originalissimo che vi trasporterà in un mondo governato dal caso e dai dadi.

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