mercoledì, Novembre 5, 2025
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Andrea Dal Zoppo - Lo ZioSen
Andrea Dal Zoppo - Lo ZioSenhttp://www.topgamesitalia.com
Appassionato di videogames in tutte le sue forme dall'età di 6 anni. Appassionato di musica, grafica, doppiaggio e scrittura. Mi puoi trovare su YouTube come Lo ZioSen. Qui, su Top Games Italia, troverete le mie sincere e soggettive opinioni sul mondo videoludico.

RECENSIONE IN BREVE

Borderlands 4 segna il ritorno di una delle saghe più amate del panorama videoludico, con un capitolo che riesce a mantenere il DNA della serie pur mostrando alcune contraddizioni. Il nuovo pianeta Kairos offre biomi suggestivi e un’ambientazione viva, popolata da avamposti, covi e segreti da scoprire, anche se il ritmo dell’esplorazione è talvolta rallentato da attività secondarie troppo lunghe. Il gunplay resta l’elemento di punta: armi rifinite, varietà enorme e un sistema di loot che, grazie ai nuovi produttori e alle combinazioni ibride, raggiunge numeri impressionanti. Il bilanciamento, però, alterna momenti entusiasmanti a picchi di difficoltà poco coerenti, soprattutto contro i nemici più resistenti. Sul fronte narrativo, il Cronocustode è un antagonista solido ma lontano dal carisma di Jack il Bello, mentre i nuovi Cacciatori della Cripta offrono build e abilità interessanti, anche se la loro caratterizzazione non sempre emerge. Artisticamente il titolo convince e il doppiaggio italiano è ben curato, ma l’ottimizzazione tecnica presenta ancora margini di miglioramento. Con una campagna longeva, missioni secondarie curate e una modalità endgame ricca, Borderlands 4 si conferma un capitolo divertente e appagante, pur con limiti evidenti.

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Borderlands 4 la recensione con voto

Borderlands 4 torna a spingere sull’acceleratore dei looter-shooter con il mix che ha definito la serie: co-op, piogge di bottino, skill tree da sperimentare e quell’umorismo sopra le righe che rende unico il suo universo. In questa recensione in aggiornamento raccoglieremo prime impressioni, analisi di gameplay, gunplay, ritmo delle missioni e design dei nemici/boss, oltre a uno sguardo su storia, direzione artistica e colonna sonora.

Come da stile TOP GAMES ITALIA, questa pagina verrà aggiornata con la recensione completa e il voto finale.

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La Recensione con voto di Borderlands 4

Le aspettative per Borderlands 4 erano altissime. La serie di Gearbox rappresenta da anni un punto di riferimento nel panorama degli shooter looter, e ogni nuovo capitolo porta con sé l’onere di soddisfare una community fedele ma anche esigente. Dopo il terzo episodio, con alcuni problemi sul piano tecnico e ritenuto da molti meno incisivo sul fronte creativo rispetto ai predecessori, l’attesa per un ritorno in grande stile era inevitabilmente accompagnata da una certa cautela.

Fin dalle prime ore, Borderlands 4 si è presentato come un titolo capace di divertire e coinvolgere, ma allo stesso tempo di generare sensazioni contrastanti. L’esperienza alterna momenti esaltanti ad altri meno equilibrati, con una struttura che in alcuni frangenti appare caotica e priva della stessa direzione chiara che aveva caratterizzato i capitoli più apprezzati, come Borderlands 2 e The Pre-Sequel.

Borderlands 4 recensione con voto

Kairos, un nuovo pianeta

Kairos è la nuova cornice narrativa di Borderlands 4, un pianeta suddiviso in tre macro-regioni ben distinte: le Tramonterre, le Terrearse di Carcadia e la Catena di Terminus. Ognuna di queste aree offre un bioma unico: le Tramonterre con foreste rigogliose e corsi d’acqua, Carcadia con i suoi deserti aridi e brulli, e Terminus con le sue catene montuose, canyon e gole scoscese. Tra tutte, la regione più verde e lussureggiante è quella che colpisce maggiormente per atmosfera e cura artistica, regalando scorci visivi davvero appaganti.

L’esplorazione è varia e ricca di stimoli: si incontrano avamposti alleati o sotto il controllo del Custode, villaggi, tane di creature ostili, covi degli Espiantati e numerosi segreti disseminati in mappe sempre più ampie. Gli Espiantati rappresentano una delle trovate più disturbanti del gioco: uomini e donne controllati dal Cronocustode tramite un congegno impiantato dietro la nuca. Quando questo dispositivo viene strappato, perdono completamente la ragione, diventando belve feroci e incontrollabili. In un certo senso, sono l’eredità moderna dei classici banditi mascherati dei primi Borderlands, ma resi più inquietanti e coerenti con il tema del controllo assoluto.

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Il Cronocustode convince come figura di potere: un dittatore che ricerca ordine e sottomissione, utilizzando la tecnologia per piegare gli individui alla sua volontà. Tuttavia, se confrontato con Jack il Bello, perde inevitabilmente in carisma. Jack era onnipresente, irriverente, capace di strappare sorrisi anche mentre tramava nell’ombra. Qui il tono narrativo è più maturo e cupo, sulla stessa linea di Borderlands 3: ci sono momenti comici, satirici e demenziali, ma con i freni tirati, forse per una maggiore attenzione alle sensibilità moderne.

La trama principale resta interessante e con qualche colpo di scena ben piazzato, ma non raggiunge mai la capacità di coinvolgere pienamente. Le missioni secondarie, invece, spesso riescono meglio: alcune sono brillanti, altre più convenzionali, ma nel complesso arricchiscono l’esperienza e restituiscono quel tocco di varietà e personalità che la storia principale non sempre mantiene.

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Cacciacripta. Che gran bel lavoro!

Tra i quattro nuovi Cacciatori della Cripta, Amon si distingue come la nostra scelta preferita: un guerriero resistente, ideale per chi predilige stili di gioco più “safe” in single player. Le classi proposte hanno tutte un’identità chiara, con alberi delle abilità che permettono build diversificate:

  • Vex, la nuova Sirena, rappresenta la classe più spettacolare dal punto di vista visivo. Le sue abilità vanno dalle evocazioni alle copie illusorie fino alle ali demoniache che amplificano i danni elementali. È la più caratterizzata narrativamente, ma richiede una buona padronanza delle sue meccaniche per esprimere tutto il potenziale.
  • Rafa, l’Exo-Soldato, è l’archetipo del combattente tecnologico: impianti cibernetici, potenziamenti balistici e torrette automatiche che permettono di controllare il campo di battaglia. È versatile e potente in multiplayer, ma meno incisivo se giocato da solo, dove può sembrare più “ordinario”.
  • Harlowe, la Gravitar, è la più tattica del gruppo. Sfrutta tecnologie di controllo della gravità e debuff che limitano i nemici, risultando preziosa nelle partite cooperative. Da sola, però, soffre di danni limitati e di una curva di apprendimento più ripida.
  • Amon, il Cavaliere della Forgia, è il tank per eccellenza: può evocare asce elementali, creare scudi difensivi e trasformarsi in una macchina da guerra corpo a corpo. È il personaggio più “immediato”, perfetto per chi vuole buttarsi nell’azione senza troppi fronzoli.

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Nel bilanciamento generale, come già riportato, Amon emerge come classe “safe” per chi gioca in singolo: la sua natura da tank lo rende più tollerante in situazioni difficili o quando il giocatore non può contare su alleati. Tuttavia non è perfetto: è meno versatile in spazi ristretti e richiede una gestione attenta delle abilità.

Per quanto riguarda la caratterizzazione, ci sono aspetti altalenanti. Amon ha presenza e senso di forza, ma manca di mordente, risulta tanto buono da diventare fastidioso, a dispetto del suo aspetto. Tra tutti, Vex sembra la più riuscita sotto il profilo del carattere: la combinazione tra evocazioni, dialoghi e identità visiva la rende immediatamente riconoscibile. Rafa e Harlowe offrono spunti interessanti, ma a volte sembrano sacrificare personalità per funzionalità.

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Armi! Datemi le armi!

Sul fronte delle meccaniche, Borderlands 4 conferma il cuore pulsante della serie: le armi. Il gunplay è solido e appagante, con sparatorie che restituiscono sempre la giusta dose di caos e soddisfazione. Le bocche da fuoco non solo mantengono la varietà storica del franchise, ma risultano più rifinite rispetto al passato: molte dispongono di modalità di fuoco secondarie o della possibilità di cambiare elemento in corsa, permettendo al giocatore di adattarsi in tempo reale alle situazioni.

Il sistema di loot, da sempre marchio di fabbrica, raggiunge qui nuove vette. I produttori di armi sono otto: Daedalus, Jakobs, Maliwan, Order, Ripper, Tediore, Torgue e Vladof, ciascuno con peculiarità riconoscibili, dalle raffiche devastanti dei Vladof ai colpi elementali dei Maliwan. A questo si aggiunge un inedito sistema di modifiche che consente di combinare componenti provenienti da marchi diversi, generando armi ibride.

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È grazie a questa struttura procedurale che il numero di combinazioni possibili supera i 30 miliardi, un dato che testimonia l’ambizione del progetto e che alimenta la sensazione di avere sempre qualcosa di nuovo da scoprire.

Le build dei Cacciatori della Cripta restano uno dei punti più interessanti: ogni personaggio dispone di alberi di abilità distinti, capaci di plasmare stili di gioco molto diversi. Tuttavia, come accade in molti GDR, anche qui emergono squilibri: alcune combinazioni, come quelle basate sul veleno e su certi tipi di fucili a pompa, finiscono per risultare nettamente più efficaci, “rompendo” il bilanciamento generale.

Bilanciamento discutibile

Proprio il bilanciamento è l’aspetto meno riuscito. Alcuni scontri scorrono in modo fluido e divertente, con un ritmo adrenalinico che incarna lo spirito della serie. In altri casi, invece, il gioco propone picchi di difficoltà improvvisi e poco coerenti. Nemici troppo resistenti, orde che sembrano infinite o boss con una quantità di salute esagerata possono trasformare una sfida entusiasmante in un lungo braccio di ferro che rischia di diventare monotono se rapportato a una esperienza single player.

Nonostante queste criticità, Borderlands 4 mantiene fede al suo DNA. Le nuove meccaniche di movimento, come le schivate e l’introduzione del rampino, rendono i combattimenti più dinamici e verticali, anche se non mancano situazioni in cui il level design crea più confusione che spettacolo. Rimane invece intatta una delle caratteristiche più apprezzate della serie: la possibilità di rialzarsi dopo una sconfitta eliminando un nemico qualsiasi, che regala spesso un’ultima occasione anche nei momenti più disperati.

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Attività secondarie e contenuti opzionali

In Borderlands 4, le attività secondarie e i contenuti opzionali danno sostanza al mondo di Kairos, anche se non sempre con lo stesso equilibrio.

Gli avamposti e i rifugi sono fondamentali per sbloccare i punti di viaggio rapido: il giocatore deve ripulire aree occupate dall’Ordine, da covi di Espiantati o da tane di mostri. Una volta liberati, la Resistenza Crimson prende possesso delle strutture, popolandole con i propri soldati. L’idea funziona e restituisce un senso di conquista tangibile, ma alcuni scontri risultano eccessivamente lunghi per un’attività collaterale: ci sono casi in cui occorrono oltre dieci minuti per ripulire un avamposto e attivare il terminale, con un ritmo che rischia di spezzare l’azione.

I collezionabili contribuiscono a espandere la lore: oltre agli stemmi dei Cacciacripta e alle registrazioni audio, sono presenti gli Echo Log, che raccontano vicende secondarie legate ai luoghi esplorati. Non offrono solo un pretesto per il completismo, ma anche un arricchimento narrativo per chi vuole approfondire.

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Le missioni secondarie si distinguono per varietà: alcune sono curate, con mini-trame convincenti e personaggi secondari ben delineati, mentre altre fungono più da riempitivo. Nel complesso, riescono comunque a diversificare l’esperienza e a bilanciare il tono, alternando momenti più drammatici ad altri volutamente ironici.

Tra le attività extra spiccano i boss globali, nemici rari che compaiono casualmente e offrono sfide impegnative con ricompense superiori alla media. Questi eventi rendono l’esplorazione più dinamica e imprevedibile, introducendo una sfida che non si limita al percorso principale.

In termini di longevità, la sola trama principale si aggira intorno alle 20-25 ore, ma aggiungendo missioni secondarie, collezionabili e attività opzionali si può facilmente superare le 50 ore di gioco, con la possibilità di arrivare oltre le 70 per chi punta al completismo.

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Endgame e rigiocabilità (SPOILER SULLE MECCANICHE)

Conclusa la campagna principale di Borderlands 4, l’esperienza non si interrompe. Gearbox ha infatti introdotto la Modalità Cacciatore della Cripta Supremo, pensata come vero e proprio contenuto di fine gioco.

Qui i personaggi ripartono dal livello 30, ma i nemici diventano molto più resistenti e dotati di poteri aggiuntivi. La difficoltà cresce progressivamente su cinque gradi, che si sbloccano uno dopo l’altro completando incarichi distribuiti su tutto il pianeta Kairos: un sistema che spinge a perfezionare le proprie build e sperimentare nuove combinazioni.

Il loop dell’Endgame

Il fulcro dell’endgame ruota attorno al rapporto rischio/ricompensa: maggiore è la difficoltà affrontata, migliori sono i bottini. In questa fase del gioco non mancano ricompense esclusive, come armi di rarità elevata, valuta in abbondanza e risorse speciali utilizzabili per potenziare ulteriormente il proprio arsenale.

A ciò si aggiungono le missioni Jolly, che ripropongono incarichi già completati ma con nemici potenziati e condizioni più dure, e gli eventi Rivincita dei Boss, che permettono di riaffrontare i nemici principali per ottenere equipaggiamenti unici senza dover rigiocare intere sezioni della storia.

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Dal punto di vista della rigiocabilità, Borderlands 4 offre un contenuto di fine gioco solido e gratificante. La combinazione di difficoltà crescenti, incarichi rimescolati e premi sempre migliori invoglia a tornare in azione, alimentando il classico ciclo di farming che da sempre caratterizza la serie. Non si tratta di un semplice “New Game +”, ma di un vero percorso parallelo, pensato per chi cerca sfide dure e continue.

In conclusione, l’endgame di Borderlands 4 convince per profondità e varietà. I giocatori che amano mettere alla prova build e abilità troveranno pane per i loro denti, mentre chi preferisce un approccio più narrativo e meno punitivo potrebbe trovarlo eccessivo. È un equilibrio delicato, ma rappresenta bene l’anima di questa saga: caotica, estrema, ma dannatamente divertente.

Comparto tecnico e artistico

Lo stile visivo di Borderlands 4 convince ancora una volta. Non si tratta di un cel-shading “puro”, come quello tipico dei giochi ispirati agli anime, ma di un’evoluzione più dettagliata e complessa: le ombre sono profonde, le texture più ricche e la palette cromatica varia riesce a conferire grande personalità ad ambienti e personaggi. Il colpo d’occhio rimane in linea con l’anima della serie, ma appare più maturo e rifinito.

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La direzione artistica si fa notare per varietà: i biomi principali hanno una loro identità precisa e la gamma di nemici è ampia. Col passare delle ore, però, alcuni archetipi iniziano a ripetersi, con un senso di déjà-vu che riduce leggermente l’impatto iniziale.

PC e Console

Sul fronte tecnico, il quadro è sfaccettato. Su PC, con una configurazione basata su RTX 3060 12 GB, il gioco è perfettamente godibile con settaggi medi, DLSS in modalità Prestazioni e qualche ottimizzazione manuale. Alcuni difetti restano: pop-in di texture e elementi o freeze nei caricamenti, ma non minano l’esperienza generale.

  • Su Xbox Series X, la modalità Prestazioni mantiene i 60 fps con buona stabilità, pur sacrificando dettaglio e pulizia dell’immagine rispetto alla modalità Qualità, che invece privilegia la resa visiva ma soffre di cali nei momenti più caotici.
  • Guardando all’insieme, le versioni console e PC presentano differenze percepibili: su PlayStation 5 (Provata da uno dei nostri, ma non usata per questa recensione) e Series X la qualità visiva è molto simile, con un leggero vantaggio per la console Microsoft nei caricamenti.
  • Su PC, invece, la resa dipende fortemente dall’hardware e dai settaggi, ma con macchine di fascia medio-alta il titolo riesce a esprimersi al meglio, mostrando il gunplay più fluido e dettagliato.

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Il comparto audio completa il pacchetto: il doppiaggio italiano è generalmente buono, con voci azzeccate per alcuni personaggi principali e altre meno convincenti. Le musiche, invece, risultano più omogenee e alcune tracce restano impresse, arricchendo i momenti clou. Il sound design è potente e incisivo, con effetti ben bilanciati anche se talvolta l’audio spaziale dei dialoghi appare troppo netto, rischiando di distrarre.

Conclusione

Borderlands 4 è un capitolo che divide, ma che allo stesso tempo riesce a incarnare lo spirito della saga. Sul piano del gameplay e del gunplay, Gearbox ha confezionato uno sparatutto ancora una volta caotico, frenetico e gratificante: le armi sono numerose, varie e divertenti da usare, con un sistema di loot ampliato e arricchito da meccaniche inedite.

Le nuove classi dei Cacciatori della Cripta offrono opzioni interessanti, anche se non sempre riescono a brillare nella caratterizzazione, mentre il nuovo villain, il Cronocustode, pur avendo spunti validi, non raggiunge il carisma di antagonisti storici come Jack il Bello.

La direzione artistica convince, con scenari e biomi suggestivi, ma il bilanciamento generale lascia qualche perplessità: picchi di difficoltà improvvisi, nemici con troppa salute e attività secondarie a volte eccessivamente lunghe spezzano il ritmo.

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Il comparto tecnico alterna alti e bassi: artisticamente affascinante e con un buon doppiaggio italiano, ma non privo di cali prestazionali e bug minori.

Sul fronte della longevità, Borderlands 4 non delude: tra missioni principali, secondarie, attività opzionali e contenuti di fine gioco, l’offerta supera abbondantemente le 50 ore, con margini che arrivano oltre le 70 per chi punta al completismo. La Modalità Cacciatore della Cripta Supremo garantisce ulteriore rigiocabilità, consolidando il titolo come un’esperienza pensata per durare nel tempo.

  • In definitiva, nonostante difetti di bilanciamento e un tono narrativo più maturo che rinuncia a parte dell’irriverenza dei capitoli storici, Borderlands 4 rimane un’avventura appassionante, capace di divertire e premiare chi ama il genere.
  • Un Borderlands che osa meno sul piano narrativo, ma che regala un gameplay esplosivo, un arsenale sterminato e contenuti in grado di intrattenere a lungo.

Le prime impressioni dopo 5 ore di gioco, verso la recensione di Borderlands 4

Quanto mi mancava Borderlands! Finalmente il 12 settembre è arrivato Borderlands 4, la nuova fatica di Gearbox, e mi sono immerso con piacere nei primi momenti di gioco. Dopo circa 5 ore passate a esplorare e sperimentare con due personaggi differenti tra i quattro disponibili, ecco le sensazioni iniziali: quelle stesse vibrazioni che hanno reso celebre la serie ci sono tutte, forse anche più accentuate.

Il titolo è disponibile su PC, PlayStation 5 e Xbox Series X|S, con Gearbox che propone nuovi ambienti, missioni, e ovviamente una quantità enorme di loot. Queste prime ore mi hanno permesso di testare funzioni base e fondamentali: gunplay, stile artistico, personalizzazione dei personaggi, abilità speciali, e soprattutto la risposta generale del sistema.

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Aspetto tecnico: framerate, grafica, e qualche inciampo

Su un PC con scheda RTX 3060 (12 GB), con impostazioni tecniche adeguate, il gioco si mantiene tra 45 e 55 fps nella maggior parte delle situazioni. Non è il massimo per chi rincorre sempre il “frame rate perfetto”, ma è ampiamente giocabile. Alcune ombre, effetti particellari o scene particolarmente dense possono causare cadute sotto il 45 fps, ma tutto sommato Gearbox ha fatto un buon lavoro di bilanciamento, almeno nella mia configurazione.

Il comparto artistico è tra i migliori della serie finora: quel cell-shading fumettoso, effetto cartone animato, è perfetto per lo spirito goliardico di Borderlands. Le texture, le animazioni, i modelli dei personaggi e dei nemici risultano ben definiti, con cura nei dettagli. Anche la direzione artistica mi ha convinto: ambienti vari, creature fantasiose, colori accesi quando serve e atmosfera che sa essere oscura quando serve.

Sul fronte audio non posso che elogiare: il sound design è curato, le musiche sono coinvolgenti, il doppiaggio italiano è ben fatto e contribuisce all’immersione.

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Personaggi, abilità e build: la scelta conta

I quattro personaggi che Borderlands 4 ci propone sono:

  • Vex, Sirena con i suoi poteri fuori dal comune

  • Amon, Cavaliere della Forgia che offre uno stile aggressivo, ma all’occorenza difensivo, ed è diventato fin da subito il mio preferito

  • Rafa, l’Exo Soldato con impianti cibernetici

  • Harlowe, che sfrutta la tecnologia a suo vantaggio

Ogni personaggio ha tre abilità principali fra cui scegliere, e ogni abilità si sviluppa con un albero di talenti/passivi che ne aumenta le potenzialità.

Per esempio, Vex può evocare un famiglio, creare copie di se stessa o evolvere poteri come ali demoniache; Amon può evocare asce, attivare scudi, combattere da tank o da berserker. Insomma, la varietà è alta e la libertà di build si sente.

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Loot, gunplay e caos controllato

Se c’è un elemento che Borderlands 4 non tradisce, è il loot loop: tonnellate di armi, produttori diversi con caratteristiche uniche, rarità che vanno dal comune al leggendario, perk che cambiano radicalmente un’arma. È un punto di forza che la serie ha sempre avuto, e qui è ampiamente confermato.

Il gunplay è veloce, intenso, a volte caotico in senso buono: salti, scivolate, abilità che si attivano continuamente. C’è il gusto di sperimentare con elementi, status, modalità di fuoco alternative; Con armi a cui bastera premere il D-Pad per cambiare elemento o modalità di fuoco.

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Difetti, bug e margini di miglioramento

Non tutto è perfetto. Ho riscontrato bug minori:

  • Menù che non mostrano alcune scritte
  • Selezione del personaggio con cursore mancante al secondo avvio
  • Piccoli glitch grafici

Nulla che distrugga l’esperienza, ma fastidioso abbastanza da far sperare in patch rapide.

Anche alcune ottimizzazioni potrebbero essere migliorate: frame rate più stabili in scenari complessi e migliorie nell’uso delle opzioni grafiche per PC. Se Gearbox manterrà un supporto continuo, credo siano problemi risolvibili nel tempo.

Prime conclusioni: cosa funziona e cosa serve confermare

Per le ore che ho giocato, Borderlands 4 mi sta piacendo molto. Non è un capolavoro perfetto fin da subito, ma è evidente che i punti di forza ci sono:

  • Varietà di personaggi
  • Gunplay avvincente
  • Stile visivo forte
  • Buon comparto audio
  • Bottino che invoglia al farming
  • Caos che diverte.

Non lo metto già sul podio dei migliori della serie, ma certamente è molto lontano dall’essere il disastro che qualcuno descrive. Con le premesse attuali, potrebbe rivelarsi uno dei Borderlands più completi dal punto di vista dell’esperienza base unito ai contenuti aggiuntivi che potrebbero essere rilasciati in futuro.

borderlands 4 recensione


Borderlands 4 e i suoi aggiornamenti futuri

Questa recensione di Borderlands 4 resterà viva e aggiornata: dopo le prime ore abbiamo raccolto sensazioni chiare su gunfeel, ritmo del bottino e qualità della campagna, ma il giudizio definitivo arriverà solo dopo aver toccato con mano endgame, scalabilità della difficoltà e la tenuta del co-op nel lungo periodo.

Torna su questa pagina:

  • Inseriremo test tecnici aggiuntivi, confronto tra piattaforme e—appena chiuso il cerchio—la nostra valutazione finale con pro e contro.
  • Tutte le nostre valutazioni su DLC e contenuti aggiuntivi (quando possibile recensirli e dare un voto)

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